Stessa spesa, ma in un mese è aumentata di 350 euro: l'esperimento di una casalinga
Avete mai pensato se la quarantena rappresenta più un costo o un risparmio per le casse familiari? Mariabeatrice Castelletti, lavoratrice in smartworking che vive a Besenello, si è presa la briga di fare due conti. Scontrini alla mano ha messo a confronto poco più di un mese di spesa prima e dopo il lockdown, ed ha scoperto che le è costato 350 euro in più. A parità di acquisti s’intende. Semplicemente la spesa in paese è meno conveniente che nel supermercato di un centro abitato più grande. «Per questo motivo potrebbero essere più elastiche le disposizioni sugli spotamenti in questo senso», commenta la donna. Ma una precisazione del Commissario del Governo riguardo ad un caso simile sollevato a Pomarolo ha chiarito che non ci sono deroghe in questo caso.
«Io e mio figlio siamo chiusi nel nostro paese di Besenello dal 13 marzo scorso - racconta - e da allora io, che faccio smart working, sono uscita solo tre volte per recarmi, due volte nell’unica farmacia del paese, ed una volta alla Conad; per tutte le altre volte (un paio di volte alla settimana al negozio di alimentari ed altre, al bisogno, in farmacia o al giornalaio) è sempre andato mio figlio. Dal 13 marzo sono obbligata a fare la spesa presso la Famiglia Cooperativa di Besenello che, sì, è abbastanza fornita e di medie dimensioni, ma che tuttavia non ha mai tutto quello che mi occorre e nè tantomeno ha una gran scelta visto che tante cose sono a marchio unico, ossia coop. Esiste anche una piccola Margherita Conad che sarebbe abbastanza fornita ma veramente minuscola: bisogna entrare uno alla volta e quindi immaginatevi che code».
Forniture a parte, la questione sollevata dalla donna riguarda il costo. «Il problema più grosso sono i costi che devo sostenere (e così pure anche il resto della popolazione di Besenello, ndr) che sono molto alti». Li illustra, conti alla mano: «Per il periodo che va dall’inizio del lockdown, nel mio caso dal 13 marzo, al 18 aprile, per un totale di 37 giorni, ho speso presso la cooperativa di Besenello (e solo una volta, l’unica che sono uscita per fare la spesa, presso la Conad di Besenello) l’importo complessivo di 948,99 euro contro l’importo di 599,08 euro che ho speso presso i supermercati di Trento, quali il Superstore di via Degasperi, e il Poli di Gardolo (in cui mi reco abitualmente una volta alla settimana prendendo tutto quello che mi serve per la settimana), in un periodo di uguale durata di 37 giorni, immediatamente precedente al periodo sopra indicato, e precisamente dal 5 febbraio al 12 marzo scorsi». A queste spese si aggiungono quelle per la salute: «Io soffro inoltre di una rinite allergica da anni che tengo a bada con un farmaco da banco e la cui spesa ovviamente è totalmente a carico mio. Acquisto questo farmaco da banco settimanalmente nella farmacia del Superstore di Trento dove lo trovo ad un prezzo scontato di euro 5,85. Dal 13 marzo, non potendo uscire dal mio comune di residenza, devo obbligatoriamente servirmi della farmacia di Besenello dove il farmaco in questione costa la bellezza di euro 9,91».
Potersi spostare anche solo di qualche chilometro a nord o a sud (Mattarello o Rovereto) potrebbe ovviare al problema. Ma in questa fase dell’emergenza sanitaria non è consentito e chi vive in paese sembra farne le spese.
«Io non ho bisogno di buoni spesa - conclude - ma questo non significa che debba essere per forza spennata. Credo che questo disagio sia sentito da tanta gente che usa andare a procurarsi quello di cui ha bisogno in negozi più convenienti in città. Sarebbe bello che ci venisse consentito di muoverci (per una giusta causa ovviamente, e credo che questa lo sia) e di andare a fornirci di quello di cui si necessita in posti dove puoi trovare più scelta e risparmio».