Si è spenta a 103 Anna "Mastega", la nonna degli Altipiani
Era nata in Boemia durante il primo conflitto mondiale. Aveva confitto anche il covid a 102 anni: «Bosco e montagna sono stati la mia casa. Sono vissuta tra la povertà, ho sempre fatto una vita regolare, cibandomi di cose genuine»
LUSERNA. Se n'é andata oltre le nubi a 103 (quasi 104) Anna Nicolussi Principe conosciuta da tutti come Anna "Mastega".
«Ci troveremo lungo i sentieri degli altipiani a raccogliere le brise», recita l'annuncio mortuario affisso alle bacheche. Con questa promessa la nonnina degli altipiani, grande cercatrice di funghi, si congeda dalla sua gente.
Anna era nata in Boemia durante il primo conflitto mondiale, quando in quella terra vissero come profughi molti luserni. Ha attraversato il secolo breve con la tenacia , il coraggio e l'abnegazione che le donne cimbre sanno trovare nel proprio "zaino" colmo d'intelligenza. Personaggio emblematico, prima ultracentenaria dell'isola etnica-linguistica, al compimento dei 100 anni il sindaco di allora, Luca Nicolussi Paolaz, aveva organizzato una cerimonia per festeggiarla.
Anche Zimbar Earde, la televisione delle minoranze linguistiche confezionò un importante servizio per raccontare la sua storia. Per lei il tempo andava vissuto in ogni frangente. Aveva combattuto con successo e tenacia contro una malattia difficile, a 102 anni era stata colpita dal Covid 19 ma si era ripresa alla grande sconfiggendo anche il virus.
«Sono vissuta tra la povertà, ho sempre fatto una vita regolare, cibandomi di cose genuine. La montagna ed il bosco sono state la mia medicina, la mia vera casa», era solita dire. Da tutti è stata classificata come la più esperta ricercatrice di funghi dell'Alpe Cimbra.
Usciva due volte al giorno per il bosco: partiva il mattino alle quattro, tastava il terreno con le mani, sapeva dove i miceti crescevano e non aveva bisogno della luce per trovarli. In gioventù andava a vendere i prodotti del bosco ai "siori" che soggiornavano a Lavarone, qualche volta scendeva per il Menador fino a Caldonazzo per poi arrivare a Trento a vendere le brise e mirtilli. Ha raccolto nelle sue lunghe vesti la storia di Luserna/Lusèrn ed era orgogliosa di appartenere a questo popolo. Ssempre gentile, sorridente con due occhi azzurri che spesso si potevano scambiare per il cielo.