Addio a Paolo Pedrinolla, l’autista con il cuore grande: in tantissimi al funerale nella chiesa San Francesco di Ala
La sua scomparsa, improvvisa, ha tolto il sorriso alla comunità della Bassa Vallagarina. Soprattutto ai bambini, che da una decina di anni scarrozzava tra Ala e Avio portandoli a scuola e riprendendoli al suono della campanella
IL FATTO La tragedia tra Ala e Avio
ALA. Tantissima gente e tantissima commozione. Ala si è fermata oggi per dare l’ultimo saluto a Paolo Pedrinolla , stroncato da un malore a soli 61 anni mentre tornava a casa alla guida del suo scuolabus.
Ha lasciato un vuoto immenso Paolo Pedrinolla. La sua scomparsa, improvvisa, ha tolto il sorriso alla comunità della Bassa Vallagarina. Soprattutto ai bambini, che da una decina di anni scarrozzava tra Ala e Avio portandoli a scuola e riprendendoli al suono della campanella. E sempre con un sorriso, una parola dolce per quei pargoli che gli ricordavano tanto i nipotini Edoardo e Tommaso. Perché Paolo era così: all'apparenza scorza dura ma un tenerone, un buono per davvero che sapeva far ridere ed emozionare.
Dopo anni al volante di camion e furgoni, due lustri fa aveva deciso di spostarsi sui pullman e soprattutto sullo scuolabus. Perché c'era più empatia e, in questo modo, poteva stare accanto alla sua famiglia, alla moglie Brunetta e alle tre figlie Francesca, Chiara e Michela. Purtroppo nel tardo pomeriggio di lunedì il destino ha girato il pollice ed un malore l'ha stroncato lungo la strada di casa. E a piangere sono soprattutto gli scolari che ogni giorno erano abituati a perdersi nel suo sorriso gioviale che li accoglieva sul furgone giallo per accompagnarli a scuola e, finite le lezioni, riconsegnarli ai genitori. Difficile spiagare ai bambini perché alla guida dello scuolabus non ci sarà più Paolo.
Molto difficile. Perché tra l'autista e i pargoli c'era un rapporto forte di amicizia. Talmente forte che i bimbi lasciavano i disegni sul pullmino, come segno di affetto per quell'omone che si premurava, ogni giorno, di portarli a destinazione. Benvoluto, insomma, ma non solo dai piccoli anche dagli adulti perché era un uomo di compagnia. Gli piaceva fare festa, stare con la gente e quando si organizzava una gita sociale si chiedeva di lui: «Ci affidamo ai Pedrinolla per il pullman ma vogliamo il Paolo come autista». Ne sanno qualcosa quelli dello Juventus club di Mori, destinazione Delle Alpi prima e Allianz Arena dopo, sempre Torino comunque, scortati da una guida sicura.
Il suo lavoro, poi, gli piaceva. E gli piaceva raccontare dei lunghi viaggi verso Roma con il camion, trasportando porfido e legna. Ed ha viaggiato in tutta Italia. Al ritorno, ovviamente, gli aneddoti non mancavano. Perché amava ricordare il passato, lo appassionava. Ed era orgoglioso di fare la spola con i «prodottti» trentini giù per lo Stivale. Aneddoti, si diceva, come quando hanno ristrutturato lo stadio San Paolo di Napoli: «Ho portato io il materiale».
E l'ha portato anche per rifare il look alle ville romane degli artisti di grido. Non per tirarsela, ovviamente, ma per far capire che anche un vip ha bisogno della gente qualunque per farsi la propria vita. Ad Ala ed Avio, ovviamente, lo conoscevano tutti. Ma non per questioni politiche (la politica proprio non gli interessava) ma la dedizione sul lavoro, ma per la dedizione sul lavoro (un mestiere di sacrificio che l'ha tenuto tante volte lontano da casa ma che era una vocazione di famiglia.
Perché i trasporti li aveva avviati papà Ettore, che ora piange un figlio andato avanti) e verso la famiglia per quella capacità di stare tra la gente. Anche se a chi lo conosceva poco poteva apparire burbero, ecco, quella era solo una facciata. Perché noi trentini siamo fatti così. Bastava poco, però, per scalfire quella scorza e scoprire una persona con la battuta pronta, un bonaccione.
Paolo Pedrinolla, insomma, era una persona molto conosciuta, soprattutto ad Ala ed Avio. E questo pur non facendo vita associativa ma avendo preferito dedicare la vita alla famiglia e al lavoro.Una vita, almeno fino a dieci anni fa, passata sulla strada e che lo riportava a casa solo due volte alla settimana. Per questo aveva scelto i viaggi in pullman e lo scuolabus. Ma il destino si è messo di traverso.