Raggirato al telefono: voleva vendere un divano ma perde cinquemila euro dal conto
Anziano truffato da un falso acquirente che con la scusa di un presunto “certificato di trasporto” rilasciato al bancomat gli fa ricaricare carte Postepay: sei persone denunciate dalla polizia
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Al momento non sono disponibili dettagli sull'operazione, si apprende che nel corso di una sparatoria con la polizia l'uomo è stato ferito al torace da un'arma da fuoco e ora è in ospedale. Il ministero dell'interno belga ha confermato l'avvenuta operazione di polizia spiegando che il sospetto ora è in terapia intensiva.ROVERETO. Aveva pensato che un annuncio su un portale online gli avrebbe permesso di vendere più velocemente il suo divano letto rispetto al passaparola in paese o alla bacheca. Quella virtuale meglio di quella fisica, ha pensato e così ha messo il suo annuncio su Subito.it. Poche parole per descrivere il mobile e il prezzo di vendita, 200 euro.
La compravendita, però, non è andata per nulla bene: l'anziano lagarino oltre ad avere ancora il divano letto in casa ha sborsato (proprio così) 5mila euro. Che sono finiti su conti Postepay di sei persone fra Lazio e Puglia, individuate dalla polizia e denunciate.Ma torniamo al divano letto.
L'annuncio viene letto da un uomo che contatta il venditore. Dice di abitare in Veneto e di essere interessato all'articolo. Sul prezzo non fa storie ma ha una necessità. Per trasportare il mobile dice di aver bisogno di un fantomatico certificto di trasporto (sì perché è un documento che non esiste e questo è bene tenerlo a mente per non cascare nello stesso gioco) che doveva essere fatto dal venditore. Nulla di difficile per carità.
Il 70enne avrebbe dovuto recarsi ad un bancomat delle Poste, inserire la sua carta e digitare un codice. Certo, ci sarebbe stato un costo ma l'acquirente, e lo ha sottolineato più volte, avrebbe rimborsato la spesa al momento del ritiro del divano letto. E cosa fa l'anziano? Esegue gli ordini. Sembra tutto semplice e l'uomo dall'altra parte del telefono è molto efficiente e convincente. Il 70enne va quindi allo sportello e inserisce il codice che gli viene fornito. Il prezzo del "certificato"? Duecento euro. Solo che la prima operazione non va a buon fine - così spiega l'uomo che dice di chiamare dal Veneto - e quindi bisogna rifare tutto.
A posto? No, l'esito è sempre negativo e c'è il terzo tentativo. Anche questo a vuoto. Nel frattempo al bancomat si crea la coda e l'anziano - che è una brava persona - si fa da parte: la sua operazione sembra essere piuttosto lunga e quindi lascia spazio a chi deve fare semplici prelevamenti. Ma chi vuole il divano insiste e l'anziano ricomincia a digitare codici. Ma la ricevuta del "certificato" non arriva mai. Chiama in causa anche il figlio che fornisce un'altra carta con la quale tentare l'operazione e il finto acquirente fornisce anche altri codici per permettere di arrivare alla fine di questa storia.
Ad un certo punto, fra un tentativo e l'altro, alla vittima del raggiro viene il dubbio che stia succedendo qualcosa al suo conto, ma viene rassicurato: «Fino a quando non esce lo scontrino verde, non ci sono stati prelievi, vai tranquillo» gli dice l'acquirente del divano letto. Si va avanti ancora un po', e ad ogni tentativo fallito aumenta nel lagarino la sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato. Tanto che ad un certo punto smette e minaccia di chiamare la polizia. Con questa frase la comunicazione si chiude assieme alla compravendita.
È stato solo quando l'uomo ha fatto un controllo sul suo conto, che ha scoperto che quei codici non erano altro che codici di carte Postepay e con quelle operazioni aveva versato 5mila euro su sei diversi conti. Ha raccontato tutto, superando quel senso di vergogna e inadeguatezza che l'essere stato vittima di una truffa lascia sempre, al commissariato di polizia di Rovereto che, dopo degli accertamenti, ha denunciato per truffa in concorso sei persone.
Ma dal conto dell'uomo mancano ancora i 5mila euro. Una vicenda dolorosa per chi l'ha subita ma che permette di dare alcune indicazioni per cercare di evitare casi simili. La prima è sempre banale, ma è bene ribadirla.
«Se si mette in vendita qualcosa - ricorda la polizia - non si deve pagare nulla. Come in un negozio: il commerciante non ci paga per il nostro acquisto, quello che vale nella vita reale, vale anche in quella virtuale. Quindi se vi chiedono denaro per comperare la vostra vetrinetta, quella è una truffa».
Un'altra avvertenza: mai fornire una copia del documento di identità a meno di non annullarlo con una scritta o altro. Se il documento fosse integro potrebbe essere usato per altre truffe. Ma. D.