Alessandro Bertolini ai giudici:«Avevo la divisa, ma non ho combattuto per la Russia»
Il 29enne di Manzano è accusato di essere stato un combattente straniero in Ucraina. In aula, a Genova, ha negato coinvolgimenti operativi nel conflitto
STORIA Da Rovereto in Ucraina tra le fila dei separatisti russi
ROVERETO. «Mi dispiace che, per aver rispettato delle regole imposte nella comunità dove avevo deciso di vivere con mia moglie e i miei figli, sono dovuto finire a processo nel Paese dove voglio vivere in futuro con la mia famiglia». In tribunale a Genova Alessandro Bertolini ha parlato e raccontato il "suo" Donbass, dove era arrivato appena 19enne. Con le sue parole ha voluto spiegare che no, lui non ha mai combattuto per la Russia e che sì, ha indossato la divisa, ha sparato al poligono, ha rilasciato interviste di sostegno, ma non ha mai combattuto. Ha seguito delle regole che gli erano state date, lo ha fatto perché lì aveva deciso di vivere e di costruirsi una famiglia.
Ad ascoltarlo in aula c'era anche la moglie, conosciuta a Donestsk, capoluogo dell'omonima oblast' ucraina annessa de facto dalla Russia, e con lei il secondogenito della coppia, nato appena un mese fa quando il padre era già in prigione da tempo. Anche la donna - che ha preso la parola durante l'udienza - durante la sua testimonianza, con il neonato in braccio, ha categoricamente escluso la partecipazione del marito al conflitto bellico.
Insomma, le immagini del 29enne di Manzano con la divisa e il fucile altro non erano che foto "di rappresentanza", non immagini che possono testimoniare una partecipazione attiva di Bertolini nei combattimenti.
«Quello che posso dire è questo, l'udienza è andata molto, molto bene - commenta il legale del lagarino, l'avvocato Massimiliano Luigi Scialla - Sono stati prodotti dei documenti molto importanti e Bertolini ha dato giustificazione di tutti gli elementi di cui si era data menzione nell'ordinanza applicativa». Sempre durante l'udienza di ieri, il pubblico ministero ha modificato una parte del capo d'imputazione con delle precisazioni riguardo alle "tempistiche". E l'udienza è quindi stata aggiornata al mese prossimo.
Ricordiamo che Alessandro Bertolini è stato arrestato a fine giugno all'aeroporto di Malpensa dopo essere rientrato in Italia da Mosca. Lui, che da Manzano era partito giovanissimo. Prima un'esperienza in Australia, per fare l'apicoltore e poi, a 22 anni, l'arrivo in Donbass. E secondo i Ros, il raggruppamento operativo speciale dei carabinieri e la procura distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova, nel territorio contesto da Ucraina i Russia, Bertolini avrebbe combattuto trasformandosi da amante delle api in foreign fighter.
Secondo la procura, che ha indagato e individuato altri mercenari che sarebbero stati attivi nell'oblast', il lagarino avrebbe compiuto «azioni, preordinate e violente, dirette a mutare l'ordine costituzionale o a violare l'integrità territoriale dell'Ucraina, Stato estero di cui non era cittadino né stabilmente residente, senza far parte delle forze armate di alcuna delle parti in conflitto».
Accuse che sono state rifiutate da Bertolini e dal suo avvocato. E il 29enne lo ha spiegato anche in aula: ha fatto delle cose come indossare la divisa e sparare al poligono, perché doveva farle, ma la guerra, quella non l'ha mai fatta. E poi ci sono i documenti, forniti anche dall'ambasciata russa, che dimostrerebbero che Bertolini è cittadino russo visto che oltre al passaporto italiano ha anche quello rilasciato dall'autorità del Donetsk.