Mori, sequestro preventivo di un impianto di recupero rifiuti
Questa mattina, 29 ottobre, i carabinieri del nucleo operativo ecologico e gli ispettori Appa sono intervenuti in località Brianeghe in seguito al provvedimento emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trento. Contestate la violazione delle norme del settore e dell'autorizzazione ambientale
TRENTO. Questa mattina, in località Brianeghe del comune di Mori, i carabinieri del nucleo operativo ecologico di Trento e gli ispettori dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (Appa) hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo riguardante un impianto di recupero rifiuti.
Il provvedimento è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trento, su richiesta della Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo - di Trento.
"Alla base del provvedimento cautelare - si legge nel comunicato stampa diffuso oggi dai carabinieri - gli esiti delle indagini condotte dai militari del Noe e di Appa iniziate nel marzo del 2023 sotto la direzione della Procura Distrettuale di Trento, che hanno consentito di accertare come l’azienda trentina, in violazione alle norme di settore e dell’autorizzazione ambientale provinciale, gestisse l’impianto di recupero rifiuti non rispettando il ciclo produttivo di trasformazione del rifiuto in materiale riciclato.
Nel corso dell’inchiesta la società è risultata aver immesso sul mercato i rifiuti come materie prime (End of Waste) grazie ad attestazioni di conformità acquisite tramite compiacenti rappresentanti di un laboratorio di analisi della Vallagarina, specializzato in campionamento e prove di laboratorio su aggregati naturali e riciclati, presso i cui uffici contestualmente è stata eseguita una perquisizione.
Analoga attività è stata eseguita presso un secondo laboratorio di analisi di Rimini, al quale la società si era rivolta per effettuare campionamenti sui rifiuti e i relativi accertamenti analitici.
Le investigazioni hanno anche portato alla luce una situazione di permanente illiceità in cui versa il centro di recupero rifiuti, con particolare riferimento alle emissioni incontrollate in atmosfera, al percolamento in suolo di acque industriali ed all’accumulo di rifiuti depositati oltre i limiti previsti dall’autorizzazione di oltre 22 volte, anche al di fuori delle aree autorizzate.
Al fine di assicurare la continuità produttiva, la messa in sicurezza dell’impianto, il rispetto delle normative ambientali, in ragione della necessità di garantire la sicurezza del luogo di lavoro e dell’ambiente circostante, la Procura ha nominato un amministratore giudiziario, individuato in un tecnico del settore, che curerà i vari aspetti anche per garantire la continuità aziendale".