In 700 a Vezzano per ascoltare vita e imprese di Hervé Barmasse
Settecento persone hanno affollato venerdì sera la palestra del Polo Scolastico di Vezzano per ascoltare le parole di Hervé Barmasse. L’alpinista valdostano ha raccontato, passo dopo passo, la propria vicenda umana e sportiva, alternando fotografie e clip alla narrazione verbale, un mix che ha tenuto con il fiato sospeso il pubblico di «Mese Montagna» per un’ora e mezza. Ciò che ha colpito di più, probabilmente, non è stata la portata delle imprese che ha portato a termine, che pure lo hanno consacrato come uno degli alpinisti simbolo della nostra epoca, paragonato da taluni a miti senza tempo come Walter Bonatti e Reinhold Messner, ma la grande umanità che ha trasmesso agli spettatori.
Hervé che sceglie di fare carriera nello sci, deragliando dalla tradizione di famiglia, ma che poi deve riporre ogni sogno nel cassetto a seguito di un bruttissimo infortunio; Hervé che scopre in un colpo solo il fascino del Cervino e quello dell’arrampicata, quasi una folgorazione, grazie ad un’escursione con il papà Marco; Hervé che apre nuove vie e porta a termine ascese in solitaria mai riuscite prima sulle Alpi, in Pakistan, in Patagonia, in Cina e in Nepal; Hervé che rischia la vita scalando per gioco una cascata ghiacciata; Hervé che apre una via sul Monte Rosa insieme al papà sessantenne; Hervé che combatte con una pericolosissima ernia al disco, con una ciste alla gola e con infiniti problemi alle ginocchia; Hervé che rinuncia a conquistare la cima dello Shisha Pangma, fermandosi a tre metri dal traguardo, perché rischiare la pelle non ha mai alcun senso; Hervé che alla nascita della primogenita, appena due mesi fa, si pone il quesito se fermarsi una volta per tutte. Sono queste le tappe del racconto, pieno di sentimento e di passione, che ha tenuto con il fiato sospeso il pubblico di Vezzano, lo stesso che ha poi cercato un contatto diretto con Barmasse per strappargli un autografo e una dedica sulla locandina, sul suo libro, su uno zaino, su una maglietta, oppure un immancabile selfie. Lui non si è negato ad alcuno, trattenendosi in palestra fin quando palco, scenografie e parterre sono stati completamente smontati e rimossi.
Si è trattato del miglior atto finale possibile per un’edizione di «Mese Montagna» decollata fin dalla prima serata con Nives Meroi e Romano Benet, che ha visto sfilare anche personaggi come Adam Ondra, Manolo e Federica Mingolla, oltre a quelli che hanno animato i mercoledì sera a Calavino. L’impiego della palestra di Vezzano, al posto del teatro, indisponibile per lavori di manutenzione, lungi dal penalizzare la manifestazione si è infine rivelato una carta vincente, perché ha permesso di creare scenografie ad hoc e di ospitare un numero di persone che è andato oltre le più rosee aspettative, tanto che il conto finale parla di 2.700 presenze nel corso delle quattro settimane. Sulle ali di questo successo, l’Apt Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e il Comune di Vallelaghi, che organizzano la rassegna in collaborazione con Angelo Giovanetti, la Comunità di Valle, il Comune di Madruzzo, la sezione locale della Sat e il G.S. Fraveggio, stanno già dedicandosi all’edizione 2018, il cui cartellone sarà certamente all’altezza di quello proposto quest’anno.