L'auto correva troppo, ma la multa per eccesso di velocità è stata annullata perché ha viaggiato con tempi da "lumaca". Lo ha stabilito il giudice di pace. È nel dna degli automobilisti tentare di non pagare le multe, anche quando si ha torto. Sconfiggere l'autovelox però è un'impresa difficile. C'è chi c'è riuscito grazie alla mancata revisione dell'apparecchiatura, chi ha dribblato la sanzione per mancanza di cartelli che informavano dei controlli in corso. Infine c'è chi ha approfittato del ritardo nella notifica.

La multa era stata fatta dalla polizia locale della Valsugana il 30 ottobre del 2015. Alle 16 e 13 il veicolo venne "pizzicato" da un «Autovelox 106» mentre sfrecciava a 110,20 chilometri orari in una zona dove vige il limite dei 90. La sanzione venne impugnata: non si contestava la velocità del mezzo a motore, ma quella della notifica arrivata l'11 aprile del 2016, ben oltre i 90 giorni di legge. E questo non perché il destinatario una società, si fosse reso irreperibile. In sentenza si ricorda che «l'attività d'accertamento dell'infrazione amministrativa, nel caso in cui si tratti di valutare dati già in possesso della P.A., non può protrarsi oltre il tempo ragionevolmente necessario per compiere tale valutazione».

Inoltre «nel caso di specie la prima notificazione non si perfezionava non perché diretta presso un luogo astrattamente inidoneo, ma perché la modalità di notificazione scelta dall'accertatore, ossia a mezzo del servizio postale, sarebbe evidentemente giunta a perfezionarsi solo se diretta presso un luogo che non solo si fosse qualificato quale residenza, ma anche si fosse appalesato come tale in modo evidente all'addetto postale a cui il piego era stato affidato. Se viceversa l'accertatore si fosse avvalso quale modalità di notificazione del verbale, non del servizio postale, ma di altro mezzo, la sorte della prima notificazione sarebbe astrattamente stata idonea a perfezionarsi». Dunque la multa «lumaca» va annullata.