I lupi all'attacco a malga Fratte
Il lupo gira indisturbato sull’altopiano di Vezzena e cresce la paura tra i proprietari delle malghe. Dopo alcuni avvistamenti nelle vicinanze dell’abitato di Folgaria qualche mese fa, il primo attacco da parte degli animali è avvenuto proprio ieri di prima mattina: il proprietario di Malga Fratte, sull’altopiano di Vezzena nel comune di Levico, Cristian Cetto, mentre portava a monte poco alla volta il suo bestiame è stato avvisato da un cliente mattiniero che a pochi metri di distanza dalla struttura principale della malga due lupi avevano accerchiato e aggredito altrettante asine: per una non c’era più nulla da fare, mentre la più giovane se l’è cavata ma con la coscia posteriore tutta sfregiata.
I due predatori, che erano intenti a banchettare con le asine, si sono spaventati nel vedere l’auto ma non appena si è allontanata sono tornati all’attacco e «mentre uno teneva l’asina ferma con una presa salda alla gola per toglierle il fiato, l’altro disossava la parte anteriore» ci ha raccontato Cetto.
Per il pastore «Loro agiscono così, è il loro modo di cacciare, uccidono spesso per pochi chili di carne, inoltre l’animale preso di mira soffre perché il lupo lo dissangua e gli fa perdere le forze lentamente, non uccide subito».
Di questi lupi in Vezzena ne sono stati colti due in flagrante ma non si sa da quanti esemplari sia composto il branco né tantomeno come gestirli: «sinceramente non pensavo che avrei mai visto un lupo dal vivo; poi trovarteli nelle vicinanze della struttura dove durante i mesi estivi vivo con la famiglia e svolgo attività didattiche per i bambini con tanti animali da cortile, è allarmante ed ancora più pericoloso».
Infatti chi si fida più a lasciare correre i bambini la sera dopo cena sui pascoli vicini alle malghe? Non ci sono però biasimo o condanne per i lupi nelle parole del proprietario di Malga Fratte e nemmeno in quelle del suo vicino, Oscar Zanon, di Malga Postesina, solo paura e rammarico: «non siamo certo contro i lupi che non hanno colpa, ma bisognerebbe cercare di tenerli in qualche modo lontano dalle zone abitate, soprattutto se si vuole investire, come Provincia e Comuni stanno facendo ormai da più di un decennio, nel turismo di alta quota» ci dice quest’ultimo.
La paura quindi non è tanto per i danni che si potrebbero subire e le perdite di bestiame che può essere risarcito anche se, ha ricordato Zanon, «tra noi malgari e i nostri animali c’è anche un legame affettivo e non solo economico», quanto per lo spavento che la presenza del lupo sicuramente susciterà nei turisti.
«Già due tre anni fa, quando era un orso a girare sull’altopiano, chi veniva da noi a prendere il formaggio ci diceva chiaramente che per la raccolta dei funghi o una scampagnata con la famiglia avrebbe cambiato zona» ha detto Zanon sconsolato, «ora accadrà lo stesso con il lupo». La paura che l’area venga evitata per la presenza dei predatori non solo dai turisti ma anche dai residenti è forte e comprometterebbe la raccolta dei funghi nei boschi, il trekking e le passeggiate escursionistiche ai forti Busa Grande e Cima Pizzo, alla chiesetta di Santa Zita e le scampagnate sull’altopiano.
In più il fatto che gli animali abbiano attaccato nei pressi della malga, ad un centinaio di metri dalla strada e in pieno giorno alle sette del mattino, rende la questione delicata. Da cinque giorni le verdeggianti piane di Vezzena sono abitate dai bovini e dagli altri capi di bestiame che stanno raggiungendo proprio in questi giorni le malghe, e già hanno fatto uscire allo scoperto due lupi con il sole già alto.
La Forestale della Provincia di Vicenza, giunta per prima sul posto ieri mattina, e seguita dal corpo di Trento, sta valutando di piazzare delle fototrappole ed ha raccomandato ai proprietari di lasciare i vitelli e le bestie più piccole nelle stalle in valle perché solitamente i lupi prediligono le prede di stazza minore e attaccare le mucche adulte è più impegnativo.
Questo è, purtroppo, proprio ciò che intendono fare i proprietari di molte delle malghe dell’altopiano e, se la questione non si riesce a risolvere in qualche modo, «non è sicuro nemmeno tenere libere sul pascolo in prossimità della malga tutta la notte e tutto il giorno le più grandi, come sono sempre state per cinque mesi l’anno. Chi ci assicura che non proveranno ad attaccare anche quelle?».