Colle S. Biagio, dubbi sulla fattoria sociale
Una serata pubblica a Levico per presentare il progetto di riqualificazione di Colle San Biagio dell’omonima Azienda Agricola. Molti i cittadini incuriositi dal progetto per la realizzazione di una fattoria sociale sul colle che sorge sul lato nord del Lago di Levico, presentato con una spiegazione delle idee di sviluppo, alcuni rendering, le immagini del progetto e rispondendo alle molte perplessità espresse dai partecipanti che spaziavano dalla storicità del luogo alla sua importanza per la comunità e alla viabilità.
«Il progetto, di grande importanza e di interesse comune, non è ancora definito - hanno detto i proprietari - ed è aperto a modifiche». Naturalmente si è parlato anche della variante al Piano regolatore generale che interessa l’intera area con cui il consiglio comunale convocato l’8 settembre ha approvato, con 13 voti favorevoli, il progetto che sarà operativo se non verranno presentate osservazioni entro i 30 giorni dalla data di pubblicazione sull’albo, altrimenti si tornerà in consiglio per la seconda adozione.
La variante prevede la costruzione di 6.000 metri cubi di edifici di cui metà in superficie e metà interrati: questi saranno, come ha spiegato la progettista Licia Pirazzi «bassissimi e all’avanguardia, nell’ottica della sostenibilità, senza creare disturbo ma per far rivivere il colle; i primi ad essere costruiti saranno i laboratori per la trasformazione dei prodotti coltivati - tra i quali un mini-caseificio, un birrificio, un forno e una falegnameria - tutti verso nord-est, in modo da non essere visibili dal lago».
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore: costruire edifici ben curati e rispettosi dell’ambiente non equivale però a lasciare l’area adibita esclusivamente a verde pubblico come da Prg. Non si parla solo di orti e giardini, agricoltura biologica e sostegno di persone con difficoltà fisiche, mentali o sociali: «Se questo progetto l’aveste presentato per un terreno in valle non ci sarebbe che da complimentarsi per la bella idea, ma il terreno in questione è zona di interesse archeologico e di rispetto ambientale e la prospettiva è diversa», ha chiarito uno dei partecipanti.
I rappresentanti della società hanno cercato di rassicurare gli abitanti, ma i cittadini a fine serata non parevano del tutto convinti. In concreto, con la struttura a regime, quante persone potranno lavorarci e quali saranno la funzione e gli spazi della Fattoria Sociale?
«Ci sarà la filiera completa, dalla produzione alla lavorazione fino alla vendita e alla ristorazione» hanno detto, specificando: «Da soli non potremo occuparci di tutto e creeremo collaborazioni e convenzioni con cooperative, servizi sociali e altre realtà del territorio. Un primo progetto era stato realizzato per la pulizia del verde fatta nell’ultimo anno: abbiamo coinvolto Rastel di Pergine, Archè e Cinformi e abbiamo lavorato con 21 ragazzi richiedenti asilo. L’area sarà comunque aperta al pubblico, anche se potremo recintare tutto».
Quello che spaventa i levicensi, ha detto Walter Arnoldo, è che «qualcuno, solo perché ha la possibilità economica, possa permettersi di comprare un’intera collina e abbia il permesso di stravolgere il territorio; questo purtroppo sta accadendo un po’ ovunque nel nostro Comune e il timore dei cittadini è che venga trasformato completamente il paesaggio che conosciamo. Come si può riuscire a fare tutto questo in un luogo come il Colle di San Biagio?».
Dubbi sollevati anche dai residenti per la viabilità, da Gianni Beretta per quanto riguarda le volumetrie e le attività economiche e dal parroco don Ernesto Ferretti per la vicinanza, solo 10 metri, del capitello della Madonnina al futuro punto vendita.