Un turista cade nella doccia dell'hotel Il caso finisce in tribunale a Trento
Ormai si fa causa per tutto. Anche una semplice, ma pare assai dolorosa, caduta nella doccia di un albergo diventa l’occasione per un contenzioso civile che al titolare dell’hotel (o alla sua assicurazione) rischiava di costare caro: circa 60 mila euro alla luce della lunga lista di danni e postumi lamentati (veniva chiesto anche il risarcimento, non del tutto comprensibile, delle spese di sartoria affrontate per accorciare i calzoni dopo la caduta in bagno).
Insomma, pare che al turista milanese, di professione avvocato, la caduta nella doccia abbia cambiato, in peggio, la vita. Di certo in seguito al capitombolo non ha ottenuto il consistente risarcimento che l’avvocato sperava di ottenere.
L’incidente risale all’agosto del 2015. All’epoca l’avvocato era in vacanza in Primiero. L’uomo pare non avesse un rapporto facile con la doccia visto che lui stesso aveva chiesto alla cameriera di essere dotato di tappetino antiscivolo.
Nonostante questo, l’uomo sarebbe rovinosamente caduto mentre si lavava battendo il bacino contro il piatto. «L’attore - si legge in sentenza - ha aggiunto di essersi rivolto subito ai medici, ma che la radiografia praticatagli presso il pronto soccorso di Feltre non aveva evidenziato fratture». I dolori però pare fossero lancinanti al punto che il turista decideva di interrompere la vacanza per rientrare a Milano. Tornato a casa, l’uomo si sottopose a nuova radiografia che accertò la presenza di una frattura.
In seguito l’avvocato citò in giudizio l’albergo chiedendo il risarcimento dei danni subiti nel corso della doccia. Impressionante è la lista dei postumi lamentati dall’attore che chiedeva il risarcimento del «danno biologico, del danno morale, del danno esistenziale o dinamico-relazionale per il peggioramento delle sue condizioni di vita, dato che dall’incidente gli era derivata difficoltà nei movimenti nella vita quotidiana, grave difficoltà nel deambulare, difficoltà di intrattenere relazioni amichevoli familiari o di lavoro anche a causa delle crisi di ansia e sconforto che lo colpivano come effetto delle minorazioni fisiche seguite alla frattura».
Inoltre era stato chiesto anche «il risarcimento del danno patrimoniale per le spese sostenute e da sostenere per cure, esami, spostamenti, oltre che per dover ricorrere all’assistenza di terzi in conseguenza dell’infortunio, danno da liquidare anche in via equitativa».
Il giudice Adriana De Tommaso ha però respinto in toto la richiesta risarcitoria accogliendo le tesi del legale dell’albergo, avvocato Vittorio Cristanelli. Anzi, il turista dovrà risarcire a controparte 6.000 euro di spese legali.
La doccia dell’albergo è stata «scagionata»: «È stato provato sia che la doccia era munita di maniglia, sia che vi era stata la consegna di un normale tappetino antiscivolo, dispositivo avente lo scopo proprio di evitare le cadute». L’infortunio in bagno dunque non poteva essere addebitato all’albergatore.