Panarotta, piste chiuse Danni economici al turismo
«La Panarotta deve continuare a vivere, nonostante tutto»: è questo quello che si augura la società che gestisce gli impianti, capitanata da Fabrizio Oss, ma anche l'auspicio di quanti vivono sulla montagna e grazie alla montagna, come gli albergatori in località Compet o quelli di Malga Montagna Granda. Ieri, dopo una domenica trascorsa praticamente sotto shock per l'improvvisa quanto restrittiva ordinanza di sequestro, tutti in Panarotta vogliono darsi da fare, provvedere a sistemare le piste secondo le prescrizioni della magistratura e riaprire al più presto.
Se domenica era una giornata di sole praticamente perfetta per una sciata o per un'escursione sulle cime del Lagorai, ieri il meteo ha regalato tutt'altro che una splendida giornata: neve, forti raffiche di vento gelido ed una temperatura mai oltre i cinque gradi sotto zero hanno contribuito a rendere ancora più surreale l'ambiente della Panarotta, calato improvvisamente in un silenzio inverosimile, con le piste da battere, coperte dalla neve fresca, e tutti gli impianti di risalita fermi, in balia delle sferzate del vento. Il parcheggio degli impianti è deserto, e la neve che cade copre anche i segni lasciati dagli pneumatici dei mezzi di servizio per la pulizia delle strade: è come se di colpo una stazione sciistica fosse divenuta una città fantasma sull'orlo dell'oblio.
Nessuno ieri, visto il meteo, si è avventurato cercando una sciata o una passeggiata: la notizia della chiusura totale ormai è tristemente nota a tutti. L'ordinanza di sequestro di tutto il comprensorio sciistico della Panarotta, vieta non solo agli sciatori ma anche agli escursionisti di calpestare la neve. Solo nel primo pomeriggio, prima delle 14, al parcheggio iniziano a radunarsi gli uomini in servizio agli impianti: attendono che arrivino gli uomini del Corpo Forestale con il nulla osta del magistrato per entrare in pista ed iniziare i lavori come prescritto dalla Procura. Alle 14.30, visionate e firmate le dovute carte e verbali, finalmente il lavoro di ripristino può iniziare con quello che già è di proprietà della società: arrivano le prime reti di protezione, sistemate negli snodi più nevralgici, ed i primi materassi, che vengono velocemente messi in piedi a protezione dei cannoni per la neve. I gatti delle nevi iniziano il loro giro sulle piste. E la montagna riprende pian piano a vivere.
Ad osservare queste prime operazioni ci sono il presidente della società, Fabrizio Oss , ed altri due componenti del consiglio di amministrazione, Matteo Anderle e Renzo Gaiga . Pochi i commenti, solo tanta voglia di ripartire al più presto: «Ribalteremo questa montagna come un calzino - sono le poche parole che Oss e Anderle si lasciano sfuggire sul posto - e lavoreremo anche giorno e notte se necessario, ma la Panarotta deve riaprire al più presto, deve continuare a vivere, e non essere la Cenerentola degli impianti trentini. Domani (oggi, ndr) andremo a prendere altre reti ed altri materassi, ma già ora stiamo approntando l'installazione di quanto avevamo qui a disposizione immediata».
Oltre alla mancanza di dispositivi di protezione, la magistratura ha segnalato, dopo l'ultimo sopralluogo, la presenza di filo spinato e rami a bordo pista, ostacoli potenzialmente pericolosi per gli sciatori. Già ieri nel pomeriggio gli uomini sulle piste hanno provveduto a sistemare anche questo. Si lavora alacremente con l'obiettivo di riaprire il più presto possibile.
«I lavori di sistemazione - conferma anche il sindaco di Pergine, Roberto Oss Emer - non dovrebbero tenere occupati più di tanto gli uomini al lavoro sulle nevi. Ad allungare l'attesa per la riapertura potrebbe essere la burocrazia, ma mi auguro che con la buona volontà e l'impegno di tutti si possa presto tornare a sciare sulla Panarotta».
TURISTI A CASA
La chiusura degli impianti del comprensorio sciistico della Panarotta nel fine settimana di Carnevale, con i bambini a casa da scuola ed il meteo favorevole, è stata davvero un grosso colpo per tutte le strutture ricettive presenti. La decisione di sequestrare una montagna intera, con le piste, gli impianti ed anche i sentieri praticamente impraticabili a chiunque, è stata presa ancora nella tarda serata di sabato, ma la notizia è stata resa pubblica solo nella mattinata di domenica, quando i primi sciatori erano già arrivati sul posto ed i turisti (stimati in oltre 200 presenze) che affollano i due alberghi ed il garnì in località Compet si stavano preparando ad inforcare gli sci o, peggio, stavano raggiungendo la montagna anche da vari Paesi europei. In queste strutture, il calo di coperti al ristorante si è fatto sentire, e sono arrivate anche alcune disdette di prenotazioni: ma si può dire che abbiano retto il «colpo».
È andata invece sicuramente peggio ai gestori della ristomalga Montagna Granda, che si trova alla base della seggiovia e della pista «Malga», una delle più frequentate dagli sciatori. Lorenzo Eccher e Raffaella Zerbin sono delusi e amareggiati: «Ieri (domenica, ndr) il nostro ristorante è rimasto desolatamente vuoto. Noi viviamo proprio grazie agli sciatori della Panarotta, ma a causa di questa ordinanza di sequestro stiamo passando le giornate praticamente a rigirarci i pollici. Quelli che hanno preso questa decisione non si rendono conto delle gravi conseguenze che stiamo subendo, soprattutto dal punto di vista economico. Lo scorso fine settimana era uno dei più attesi e affollati, la neve ed il meteo erano perfetti. Ci auguriamo davvero che le piste possano riaprire al più presto, anche se recuperare un'occasione del genere sarà davvero difficile».