Borgo, ucciso da un'overdose a 54 anni Trovato in camera, accanto al corpo la siringa
Era disteso sul pavimento della sua stanza, accanto al letto. Immobile. Vicino al corpo, una siringa con tracce di eroina. È morto per overdose Sergio Fezzi, 54 anni di Borgo Valsugana. «Purtroppo non siamo riusciti a salvarlo» sono le parole cariche di amarezza del sindaco del paese Fabio Dalledonne, tra i primi ad essere informato della tragedia, scoperta giovedì mattina nell’appartamento dove la vittima viveva con l’anziana mamma Francesca, in centro storico.
A lanciare l’allarme in via Cesare Battisti sono stati i carabinieri della compagnia di Borgo, che avevano suonato al campanello dell’abitazione per un controllo, senza però ricevere alcuna risposta. Per entrare in casa non si è reso necessario l’intervento dei vigili del fuoco volontari: la porta non era chiusa a chiave. Pochi minuti dopo la chiamata alla centrale, sul posto è intervenuta l’ambulanza di Trentino emergenza ma i sanitari non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. La salma è stata trasportata dal servizio di onoranze funebri nella camera mortuaria dell’ospedale. La data del funerale non è stata ancora fissata.
In pochi ieri in paese erano a conoscenza della triste morte dell’uomo, che spesso si vedeva passeggiare da solo lungo le vie del paese. Qualche avventore del caffè Roma - che si trova a poca distanza dalla casa - aveva notato l’ambulanza, ma tutti avevano pensato ad un malore. Nessun annuncio funebre ieri sera era stato affisso davanti alla chiesa parrocchiale. Sulla vicenda sono ora in corso gli accertamenti da parte dei carabinieri, con l’obiettivo di identificare il pusher che ha ceduto a Sergio Fezzi la dose letale.
La vittima era una persona introversa, che difficilmente si fermava nella piazza per scambiare quattro chiacchiere con i compaesani. La sua è stata una vita ai margini della società. Sergio era una persona solitaria e per nulla molesta: «Tutti lo conoscevano, pur non facendo parte delle associazioni del nostro paese» spiega il sindaco. Alla compagnia dei conoscenti, il 54enne preferiva la solitudine. «Non si tratta di un caso di degrado di cui nessuno si è accorto. I servizi erano a conoscenza di questa situazione difficile, delle fragilità del nostro concittadino - aggiunge Dalledonne sinceramente dispiaciuto per quanto è accaduto, che soggiunge: «Non tutti accettano di farsi aiutare e lui, purtroppo, era uno di questi».
Sergio Fezzi era finito nel tunnel della droga nel corso degli anni della giovinezza: «Nonostante i diversi tentativi, il mondo sociale non è riuscito a coinvolgerlo. Eravamo a conoscenza dei suoi problemi legati alla tossicodipendenza, ma purtroppo non ci ha dato la possibilità di aiutarlo ad uscirne» conclude il primo cittadino.
La mamma dell’uomo, Francesca, si trova in questi giorni in una struttura di assistenza per un periodo di sollievo. Per questo la donna non si è accorta di quanto è accaduto nella stanza da letto dove Sergio ha perso la vita. La vittima lascia anche il fratello Danilo, che abita in un appartamento nello stesso stabile: una figura un tempo parecchio nota per la sua passione per lo sport, in particolare per le maratone.
Sergio Fezzi in questo periodo non aveva un’occupazione.
Giovedì, verso metà mattina, la triste scoperta è stata compiuta dai carabinieri della compagnia di Borgo intervenuti per un controllo di routine. Li ha insospettiti il fatto che al citofono non rispondesse nessuno, così sono saliti al secondo piano dell’edificio dopo aver notato che la porta era stata lasciata aperta. Entrati nell’appartamento, i militari hanno trovato l’uomo disteso a terra, esanime. Le verifiche successive hanno confermato i sospetti: ad ucciderlo è stata un’overdose.