Al bar o a casa per lunghe pause durante il lavoro Custode forestale condannato da Corte dei Conti
L’assenteismo? È una condotta - e spesso anche un reato - che crea sfiducia da parte dei cittadini nella pubblica amministrazione. Il danno d’immagine è grave, quindi il dipendente pizzicato a fare i fatti suoi durante l’orario di lavoro deve risarcire una somma adeguata al disvalore creato. Lo sottolinea in una sentenza la Sezione giurisdizionale della Corte dei conti di Trento (presidente Pino Zingale) che ha condannato un ex custode forestale del Comune di Castel Ivano.
Questi, un 54enne residente a Strigno, dovrà versare all’amministrazione 13.742 euro,pari cioè a circa sei mensilità di stipendio. Un salasso che ha il sapore del monito per i furbetti del cartellino.
Era stata la Guardia di finanza a pizzicare il custode forestale, spesso a casa per lunghe soste verso l’ora di pranzo (e talvolta anche prolungate visite al bar) in orario di lavoro. Per circa cinque mesi, da marzo ad agosto 2016, il dipendente comunale era stato monitorato dagli investigatori delle Fiamme Gialle con tecniche tradizionali (pedinamenti e foto), ma anche con nuove tecnologie (come l’uso di un Gps che consentiva di seguire in remoto i movimenti dell’auto di servizio).
Alla fine il custode forestale era stato denunciato per peculato, falsa attestazione della propria presenza in servizio e truffa. Il dipendente preferì chiudere l’incresciosa vicenda patteggiando un anno di reclusione. L’imputato, che nel frattempo aveva lasciato il lavoro, versò anche 2.500 euro all’amministrazione a titolo di risarcimento. In particolare 1.402 euro per le ore retribuite ma non lavorate e i restanti 1.098 euro per il danno d’immagine arrecato al Comune di Castel Ivano.
Caso chiuso? Niente affatto. Il procuratore regionale della Corte dei conti Marcovalerio Pozzato ha promosso un giudizio di responsabilità nei confronti dell’ex custode forestale, «reo» di aver causato un grave danno di immagine alla pubblica amministrazione anche per il clamore suscitato dalla vicenda sulla stampa locale. La cifra ritenuta congrua è stata ben superiore a quella che aveva sin qui versato l’ex custode forestale: il 50% della retribuzione annua (cioè 14.840 euro) a cui sono stati detratti i 1.098 euro già versati. Totale 13.742 euro.
Questa impostazione è stata condivisa anche dai giudici della Sezione giurisdizionale.
In sentenza si sottolinea infatti «il particolare disvalore sociale dei gravi reati commessi dal convenuto, e la pedissequa reiterazione delle medesime condotte criminose nel tempo, tale da connotarle di profili di abitualità: il che consente di ritenere congrua la richiesta risarcitoria della Procura Regionale».
Nel corso delle indagini era emersa anche la posizione di un secondo custode forestale, anche lui non certo un campione di dedizione al lavoro. Il suo procedimento penale è ancora pendente davanti al Tribunale di Trento per dar tempo alla difesa di valutare se risarcire il danno. Come per il suo collega, anche lui rischia poi di ricevere un «conto» salato dalla giustizia contabile.