Il Parco delle Terme di Levico si rianima Poste a dimora le prime piante
È senza sosta il lavoro degli operai del Parco delle Terme di Levico, per permetterne la rinascita dopo gli eventi calamitosi di fine ottobre che hanno spazzato via 150 alberi e distrutto gran parte della zona est del magnifico giardino.
Dopo il gran da fare per riuscire ad aprire in tempo per il Mercatino di Natale con la rimozione di tronchi, rami e ceppaie, la sistemazione del terreno smosso e la messa in sicurezza degli alberi che hanno resistito alle fortissime raffiche di vento, gli operai del giardino non hanno certo tempo di riposare.
La rinascita è iniziata il giorno dell’inaugurazione del Mercatino, in un momento solenne, con la messa a dimora di due faggi dalle dimensioni considerevoli nella zona dell’anfiteatro, uno acquistato dal Parco e l’altro il primo donato da chi ha aderito al progetto benefico «Adotta un albero», promosso dal Consorzio Levico in Centro.
Ma gli impianti stanno proseguendo speditamente e all’interno del Parco hanno messo già le radici una decina di alberi dalle dimensioni considerevoli, che provengono da diversi fondi o donazioni.
Non è rimasto inascoltato nemmeno l’appello fatto con un paio di dirette dal Parco alla trasmissione televisiva di Rai 1, Portobello, condotta da Antonella Clerici: «Siamo stati contattati da numerosi privati - ha spiegato il direttore Fabrizio Fronza riconoscente - e ringraziamo tutti di cuore per la vicinanza, anche tramite messaggi di solidarietà, che ci aiuta ad andare avanti con il progetto di piantumazione».
Il Parco è stato contattato anche, sempre tramite Portobello, «da un vivaio di Canneto sull’Oglio nel mantovano, Tecnovivai: i titolari ci hanno donato un camion di magnifici esemplari, ventidue in tutto, di dimensioni considerevoli e alberi esemplari, ovvero piante già adulte».
Il programma è di riuscire a piantare entro fine anno almeno 25 alberi di diverse specie, ma quasi tutti a foglia: trai i primi, alcuni dei quali hanno già trovato la propria dimora: ci saranno un abete del Caucaso, diverse specie di acero, faggio e quercia, alberi di origine mediorientale, frassini e il falso gelso.
Questi primi impianti «servono per ricucire le ferite; tra non molto dovremo smettere, perché il terreno inizia a gelare. In primavera riprenderemo sulla base di un progetto che vedrà la luce in questi mesi invernali, necessario per rispettare il disegno sul quale è stato realizzato il Parco, in continuità con quanto ci è stato lasciato in eredità».
Non saranno tuttavia i mesi invernali un periodo di riposo: sono ancora molte infatti le cose da mettere a posto e, tra dicembre e gennaio, si inizierà a sistemare le recinzioni nei numerosi punti in cui sono state danneggiate dalla caduta degli alberi, i vialetti interni, alcuni punti luce e gli arredi.
Per questi ultimi «abbiamo avuto una graditissima proposta di aiuto da parte dell’Associazione artigiani di Levico per sistemare lo storico gazebo che si trova di fronte al bar, di poco successivo alla realizzazione del Parco» ha ricordato Fronza «un gesto apprezzato di affezione al territorio».
Verranno da moltissimi posti o da donatori diversi, le piante che andranno a ricostruire e ripopolare la parte est, sia alta che bassa, del giardino: tante sono state, da fine ottobre ad oggi, le dimostrazioni di quanto valore abbia il Parco non solo per i levicensi ma per tutti coloro che lo hanno visitato.
Messaggi e telefonate al direttore e ai suoi collaboratori sono state fatte da parte di moltissimi privati della Valsugana anche per donare alberi provenienti dal giardino di casa propria ed è pure questo uno dei tanti modi possibili per dare il proprio contributo, oltre al canale ufficiale dell’iniziativa «Adotta un albero» che ha già raccolto oltre 20mila euro, dato vita al primo nuovo albero e proseguirà almeno fino alla fine del mercatino di Natale.