Il «Jeep Camp» del Primiero: entusiasmo degli operatori oltre le polemiche ambientaliste
Ieri è stata la giornata “trionfale” del Jeep Camp di San Martino di Castrozza con la Jeep parade: 400 auto monomarca, all’ora di pranzo hanno sfilato per le vie di San Martino di Castrozza strombazzando allegramente scortate da carabinieri e polizia municipale. Poi, verso sera, le 750 jeep partecipanti alla raduno si sono incolonnate per il rientro, chiudendo il sipario su una manifestazione tanto riuscita e voluta dal territorio di Primiero quanto contestata a Trento.
Hanno cominciato lo scontro politico i consiglieri di minoranza con in testa Lucia Coppola e Paolo Ghezzi di Futura 2000, poi Alessio Manica del PD, Filippo Degasperi e Alex Marini del M5S, ha rincarato la dose la presidente della Sat Anna Facchini e non si è sottratto dal portare le istanze della Cipra e di Mountain Wilderness Luigi Casanova. Tutti di una parola, non si può omologare la montagna ai desiderata del business e del marketing turistico. Silente l’Ente Parco, memore forse delle critiche che avevano subissato il suo presidente quando si era opposto al concerto di Giorgio Moroder sull’Alpe Tognola, tanto che si paventavano le sue dimissioni.
Ora il Jeep Camp si è concluso e gli operatori turistici fanno i conti, c’è già chi ha prenotato le vacanze in settembre e per la prossima stagione invernale, come confermano i proprietari di Malga Ces, su cui insiste l’area adibita a camp. Una ventata positiva in una valle dove il sentire comune è che le attività economiche di Primiero e Vanoi “stanno morendo”. Una constatazione forte, che però si è sentita spesso parlando con gli operatori. Un po’ di esagerazione ci sta, ma la sostanza rimane quella: il comparto turistico va rinvigorito.
E, se si vogliono considerare anche i social uno spaccato della realtà, il territorio di Primiero ha promosso a pieni voti eventi come il Jeep Camp. Andrea Caser, dell’Highlander Pub di Caoria scrive: «Non capisco le critiche per il singolo evento. Ovvio che siamo immersi nella natura. Però far arrivare tutte queste persone porta introito e fa conoscere le nostre bellezze. Poi il jeeper che torna lo fa per rilassarsi, andando nei nostri agritur, ristoranti e alberghi, non per distruggere la valle. Anzi, tornerà per viverla. Le nostre attività stanno morendo e se non ci diamo da fare chiudiamo tutti. Serve promozione e un evento è promozione».
Simpatico chi usa l’ironia, come Gianluca Rimondi, del ristorante la Canisela di San Martino: «Ora si possono trarre le conclusioni del Jeep Camp 2019: è inaccettabile un evento del genere. Troppi hotel full, troppi stranieri di varie nazionalità a riempire bar, ristoranti, negozi e le vie del centro. Troppi giornalisti da tutto il mondo a fare articoli e foto per varie testate. Troppi i sentieri danneggiati dalle centinaia di migliaia di jeep che hanno solcato a folli velocità i nostri boschi. Troppo lungo l’evento stesso, di ben sei giorni. Unica nota positiva, la ruota panoramica».
E il vicepresidente della Sat locale, Riccardo Debertolis, criticato per non essersi allineato alla posizione della Facchini, ha preferito dedicarsi a ciò per cui è deputato il sodalizio: «Lontani da sterili polemiche giornalistiche, lontani da prese di posizioni politiche, lontani da tutto ciò che non ci riguarda, un operoso ed agguerrito gruppo di primierotti, volontari della locale sezione Sat di Primiero, dotata di mezzi propri, di conoscenza, di esperienza e di amore per il proprio territorio ha operato sul sentiero 748. Ora il sentiero interessato da una pesante caduta di piante nella tempesta Vaia di fine ottobre 2018 è agibile ed usufruibile da valligiani e turisti. Nessuno deve dirci cosa dobbiamo fare, lo sappiamo già e questo perché noi viviamo sul territorio, contribuiamo a mantenerlo ed è grazie a chi sul territorio opera e vive che è attrattivo».
Da questa settimana di Jeep Camp emerge insomma come sia auspicabile che l’idea di turismo montano trovi una sintesi, preservando però anche il pensiero del territorio.
Guarda le fotogallery:
- Le Jeep a San Martino nelle foto di Matteo Pavana
- I danni sui prati dopo il raduno nelle foto di Daniele Gubert