Levico accoglie 41 pazienti ucraini: arrivati dopo 36 ore di viaggio. Tratti in salvo dalla Croce Rossa a Leopoli
Segnati dallo shock per quanto hanno visto e udito nei 15 giorni di fuga dal Donbass. Oggi inizia il loro percorso verso la serenità
TRENTO. In salvo. Dopo 36 ore di viaggio, 41 persone fragili provenienti dall’Ucraina sono state accolte negli spazi del Comitato provinciale di Trento della Croce Rossa italiana a Levico Terme. Un’operazione svolta in sinergia con il Dipartimento salute della Provincia autonoma di Trento e con l'aiuto della Protezione civile del Trentino.
I pazienti (40 affetti da patologie psichiatriche e una tetraplegica, che sarà presa in carico da Anffas) sono arrivati nel borgo della Valsugana prima dell’alba - alle 4.30 del mattino - accompagnati dagli uomini e dalle donne della Croce Rossa, con il presidente Alessandro Brunialti.
Il convoglio umanitario aveva evacuato nella giornata di martedì da Leopoli, in collaborazione con la Croce Rossa ucraina, 82 disabili in fuga dal Donbass e per i quali era necessaria un’assistenza che in Ucraina non sarebbe stata possibile. Sarà loro assicurata in Trentino, oltre che in Piemonte e in Puglia.
In mattinata, l’accoglienza da parte dell’assessore provinciale alla salute e politiche sociali, Stefania Segnana accompagnata dal dirigente generale Giancarlo Ruscitti e dal sindaco di Levico Terme, Gianni Beretta. “La Croce Rossa ha affrontato questo viaggio con impegno e sensibilità, superando il confine del Paese martoriato dalla guerra, pur di portare in salvo le persone più fragili, che in Trentino saranno seguite con attenzione e competenza” sono state le parole dell’esponente della Giunta, che ha evidenziato come sin dall’inizio del conflitto il sistema trentino di accoglienza abbia dimostrato coesione e grande capacità organizzativa.
“Il nostro territorio continua a confermare il proprio spirito solidale, tanto che le strutture ricettive della zona stanno fornendo il materiale necessario per allestire gli spazi comuni al piano terra della struttura, dove potranno essere promosse le attività dedicate agli ospiti, mentre l’associazione Rasom fornirà i capi di vestiario donati dai trentini in queste settimane” ha spiegato l’assessore Segnana.
Nella missione a Leopoli sono stati impiegati 16 mezzi, incluse ambulanze, pulmini, minibus, mezzi ad alto biocontenimento, macchine e furgoni per materiali vari e 51 operatori della Croce Rossa Italiana tra cui volontari, staff, medici, infermieri, oss, operatori Restoring Family Links. Tra questi, c’erano anche due trentini: Brunialti e la volontaria Lionella Verani.
“Si è trattato di un viaggio reso particolarmente complesso dalle condizioni di salute delle persone che stavamo accompagnando in Italia, lungo un tragitto di ben 1.300 chilometri” ha spiegato il presidente Brunialti, che ha evidenziato come questa fosse la seconda missione della Croce Rossa Italiana di evacuazione da Leopoli. “Fino ad ora la città è stata risparmiata dalla guerra e le persone che abbiamo incontrato vivono una strana normalità.
Vivono nella paura. Ci sono i check point, i sacchi di sabbia lungo le strade, ogni tanto partono gli allarmi antiaerei e la gente si rifugia nei bunker” è stato il racconto del presidente del Comitato provinciale di Trento della Croce Rossa Italiana. I pazienti accolti in Trentino sono segnati dallo shock per quanto hanno visto e udito nei 15 giorni di fuga dal Donbass. A Levico Terme hanno trovato sicurezza e tranquillità. Oggi inizia il loro percorso verso la serenità.