Disagi sulla ferrovia della Valsugana, si valuta il rimborso agli abbonati
Analizzate le ipotesi sul consumo anomalo delle ruote. E la Provincia potrebbe non corrispondere a Rfi il canone pagato per l'accesso all'infrastruttura
IL CASO Il mistero delle ruote dei treni, che ha fermato la linea della Valsugana
ALLARME Ecco cosa scrivevamo un anno fa
TRENTO. Si è tenuto questo pomeriggio (26 agosto) l’atteso incontro tra Provincia, Rfi ed imprese ferroviarie per fare luce dal punto di vista tecnico sul tema del servizio lungo la tratta della Valsugana. Servizio che, in questi giorni, è in gran parte svolto con bus sostitutivi a causa del ritiro dall’esercizio dei materiali rotabili, in quanto non vengono assicurati i requisiti di sicurezza rispetto alle misure dei bordini delle ruote dei treni.
Durante il confronto, l’assessorato alla mobilità della Provincia ha sottolineato che l’obiettivo fondamentale è ora il ripristino di un modello di esercizio che consenta di dare certezza ai pendolari. Mantenendo, se necessario, in vista della riapertura delle scuole un servizio misto, sia su rotaia che su gomma, quindi con la presenza di bus sostitutivi per alcune corse, in affiancamento alle altre corse su treni, sicure e garantite. Con orari certi per tutta la linea, a beneficio degli utenti.
Al vaglio anche azioni sul fronte tariffario. Ipotizzata l’individuazione nelle prossime settimane di forme di rimborso agli utenti abbonati, penalizzati dal cattivo funzionamento del servizio ferroviario, come pure la verifica per la non corresponsione in tutto o in parte ad Rfi, da parte delle imprese, del canone pagato per l’accesso all’infrastruttura.
Nell’incontro, i tecnici presenti hanno convenuto che un mix di elementi potrebbe avere ridotto la percorrenza dei treni ed un aumento delle necessità di tornitura delle ruote, elementi che vanno dalla presenza di punti di restringimento del binario (si parla di pochissimi millimetri) sino a temperature elevate o operazioni di molatura accompagnate da minore funzionamento degli ingrassatori.
Rfi, presente con i direttori d’area, ha descritto la situazione, ed in particolare ha confermato di avere proceduto alle operazioni di diagnostica e molatura. in un quadro che a tutt’oggi non consente di individuare le specifiche cause tecniche alla base del degradato rapporto nell’accoppiamento ruota-rotaia.
Riguardo alla diagnostica, è stato chiarito che non si sono evidenziati difetti che giustifichino il fenomeno. Dalla molatura, terminata il 5 agosto per 55 chilometri di binario, si attendono effetti positivi (anche alla luce del fatto che su altre linee dove il fenomeno è rilevante si è fatto tale intervento), unitamente ad un monitoraggio in continuum degli ingrassatori del binario.
I tecnici hanno ricordato che con la molatura del binario, operazione che si rende periodicamente necessaria, in prima battuta le ruote dei treni soffrono degrado, ma in un secondo momento l’operazione vede un adattamento della ruota stessa ed un progressivo miglioramento. A queste fasi è stato ricondotto il fenomeno, ritenuto non prevedibile, per cui con la molatura a fine luglio tre treni di Trentino trasporti improvvisamente dopo soli 10.000 chilometri erano sotto il limite di sicurezza.
Considerato che l’ultimo rinnovo del binario risale al 2018, e poi nulla di invasivo è stato fatto sulla ferrovia (nel 2023 saranno rinnovati gli ultimi 10 chilometri mancanti).
Nel complesso, è dunque ragionevole pensare che un mix di fattori riguardanti l’infrastruttura abbia degradato le prestazioni dei treni. Anche se ora l’obiettivo resta non tanto quello di individuare le specifiche responsabilità quanto soluzioni di lungo termine.