A Vetriolo la gigantesca "Lupa di Vaia" è già un'attrazione turistica
Inaugurata da una settimana, l'opera dello scultore dell'altopiano di Asiago Martalar registra già un boom di visitatori e la località oltre quota 1.500 spera in un rilancio
LAVARONE Il magnifico «drago» di legno fatto di scarti di Vaia conquista tutti
VETRIOLO. È stata inaugurata da neanche una settimana, ma è subito effetto "boom" sulle presenze: a Vetriolo, lo scorso fine settimana, la "Lupa di Vaia", realizzata dall'artista veneto Martalar è stata letteralmente presa d'assalto da una frotta di turisti. Una scena ormai inedita per la località sulla montagna di Levico, che da anni va in cerca di futuro e soprattutto di rilancio. Ma tanto è bastato per far nascere nuovamente l'ottimismo.
Martalar (nome d'arte di Marco Martello) che ha base a Mezzaselva di Roana, sull'Altopiano di Asiago, è autore anche del famoso "Drago di Vaia" a Lavarone, dell' "Aquila di Vaia" sui Colli Berici e del "Leone alato di Vaia" al palazzo delle Albere a Trento: era stato incaricato a giugno dal comune di Levico Terme per realizzare anche sul territorio della città termale un'opera che ricordasse l'evento della tempesta Vaia dell'ottobre 2018, ma anche perché l'opera diventasse un'attrazione. E così è stato.
Due mesi di lavoro, 2 mila scarti di legno raccolti ai 1.600 metri di quota e tanta abilità hanno fatto sì che Martalar riuscisse ad inaugurare l'opera alta 6 metri in tempi davvero da record.La si può raggiungere dopo aver parcheggiato l'auto a Vetriolo ed incamminandosi poi per un chilometro circa lungo la strada forestale del Pian de la Casara (a fianco del maso e del parcheggio della piattaforma di lancio per i parapendii e deltaplani): sorge in una radura che un tempo era bosco, ma che dopo il passaggio di Vaia si è trasformato in un grande cantiere boschivo, fino a diventare brullo, ma dal quale si gode di una magnifica vista sulla Valsugana e sui laghi.
Anche la scelta del soggetto non è casuale: infatti il lupo, animale che solo negli ultimi anni è tornato a popolare i boschi e le montagne trentine, è simbolo di cambiamento in atto con cui l'uomo deve imparare a convivere. Un po' come gli eventi meteorologici sempre più violenti, con i quali l'uomo deve ora confrontarsi.La notizia della conclusione dell'opera, che deve ancora essere ufficialmente inaugurata, ha comunque subito attirato l'attenzione di moltissimi curiosi: tanto che alcuni si sono spinti nel dire che dal primo fine settimana di settembre si assiste ad un via-vai di persone che non si vedeva da almeno quarant'anni a Vetriolo.
«Quest'opera - sostiene il vicesindaco di Levico, Patrick Arcais - vuole avere una doppia valenza. Da una parte vuole infatti lasciare, come fatto in altre località, un segno tangibile di quella che fu la terribile tempesta Vaia; dall'altra dimostrare un simbolo di rinascita. Vuole dire ai levicensi, ai viandanti ed a tutti i turisti che "Vetriolo c'è". Non vuole rappresentare e non rappresenterà una svolta, poiché sarebbe da ingenui pensarlo; tuttavia, crediamo che i tempi siano maturi per far trovare alla montagna la propria corretta dimensione. Non ci immaginiamo il ritorno in loco del distributore di benzina e dello sportello bancario, per fare qualche esempio, siamo però convinti che l'attrattività tipica della montagna possa far tornare in auge questa località».
Il vicesindaco rende noto anche che è in fase di valutazione al Servizio gestione strade della Provincia un progetto di sistemazione della Strada dei baiti, che si è molto deteriorata a causa dei continui passaggi dei mezzi di trasporto legname. Un ulteriore passo verso un rilancio, a piccole dosi, di Vetriolo.