Assolto il forestale che era stato sospeso per truffa e peculato: "Furbetto del cartellino? Era al lavoro”
Tutto era partito dalla segnalazione di un superiore, che aveva visto l'assistente forestale sul viale di casa anziché al lavoro. La procura iniziò gli accertamenti
TRENTO. Sospeso dal lavoro con l'accusa di essere un "furbetto del cartellino" e per aver utilizzato l'auto di servizio per portare i figli a sciare, un dipendente pubblico è stato assolto con formula piena dalla Corte d'appello di Trento. Non è vero, dunque, che sarebbe entrato in servizio dopo l'orario dichiarato e uscito prima di quanto dovuto: come ha evidenziato il suo legale, l'avvocato Matteo Pallanch, il lavoro non si limitava alle incombenze d'ufficio, anzi era soprattutto all'esterno, e l'impegno non poteva essere calcolato solo in base alle ore di presenza in sede.
Già in primo grado aveva ottenuto parziale assoluzione dalle accuse più pesanti, pur con la condanna a 8 mesi per una quindicina di episodi contestati. L'uomo, ora in pensione, all'epoca dei fatti era assistente forestale in servizio a San Martino di Castrozza, alle dipendenze del Servizio foreste e fauna della Provincia. Trattandosi di un pubblico ufficiale, il giudice aveva anche disposto nei suoi confronti la misura cautelare della sospensione dal lavoro.
Era maggio 2019: gli episodi di truffa e peculato a lui contestati andavano da settembre 2018 a marzo 2019. Tutto era partito dalla segnalazione di un superiore, che aveva visto l'assistente forestale sul viale di casa anziché al lavoro. La procura iniziò gli accertamenti.
Gli elementi raccolti dalla guardia di finanza, a cui vennero affidate le indagini, erano particolarmente gravi: i militari avevano evidenziato che in una quindicina di occasioni il forestale avrebbe dichiarato un orario di lavoro differente da quello reale, ad esempio l'inizio del servizio alle 7 e il termine alle 13, mentre era stato visto arrivare in sede una mezz'ora dopo e in certi casi andarsene via anche un'ora e mezza prima. Come riportato nel capo di imputazione, un giorno non si sarebbe neppure presentato alla stazione forestale di riferimento nonostante risultasse in servizio.
Altri due episodi furono contestati successivamente, relativi all'utilizzo della vettura di servizio per accompagnare i figli a sciare. Riguardo a questi ultimi il giudice di primo grado aveva ritenuto che non era stata raggiunta prova della sussistenza del fatto.
«Il ragionevole dubbio sulla possibilità che omissis si fosse recato presso gli impianti e avesse sciato nei giorni indicati nello svolgimento delle sue mansioni e non per motivi personali - scriveva la giudice Adriana De Tommaso - si riflette anche sull'aspetto concernente l'uso dell'auto di servizio, atteso che, ammessa la possibilità dell'uso della macchina per recarsi agli impianti dove si sciava, non sarebbe configurabile il peculato d'uso, non essendosi trattato di utilizzo al di fuori di ragioni di servizio, irrilevante che a bordo siano stati portati anche i figli, se lo stesso omissis usava la macchina per lo stesso percorso finalizzato a ragioni di lavoro».
In primo grado il forestale era stato assolto dalle accuse più gravi, ma condannato a 8 mesi e 14 giorni e 454 euro di multa, pena sospesa. Nei giorni scorsi la Corte d'Appello lo ha assolto da ogni accusa. Rimane ora da aggiustare un ultimo tassello: il pagamento dell'infortunio sul lavoro accaduto sugli sci, nel giorno in cui gli era stato contestato di aver accompagnato i figli sugli impianti. Con l'assoluzione in appello e con formula piena per l'episodio specifico, l'avvocato Pallanch presenterà nuova richiesta all'Inail per ottenere l'indennizzo.