Protesta / Il caso

Arriva il Giro, tensione in Vanoi per gli striscioni di protesta rimossi: «Ne metteremo altri cinquanta»

Mercoledì passa la carovana, i comitati contro la diga della Val Cortella mobilitati, mentre si fa «pulizia» anche delle scritte sull’asfalto

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CANAL SAN BOVO. Si inasprisce il «confronto» fra i comitati di protesta contro la diga della Val Cortella e la carovana del Giro d’Italia. La tappa della corsa rosa passerà domani per il Vanoi, e per questo  nelle ultime ore sono stati rimossi alcuni striscioni di protesta con la scritta «No diga», e cancellate dall’asfalto le analoghe scritte con la vernice.

Tutto era iniziato per un «conflitto» pubblicitario dell’Unione Sportiva.

Mercoledì 22 maggio il Giro - la tappa parte da Selva di Val Gardena - si transiterà per Passo Gobbera, Zortea, Canal San Bovo e poi via verso l’arrivo di Passo Brocon. All’ingresso del paese di Canale l’Us Vanoi ha posizionato un cartellone dove pubblicizza l’evento con le mtb elettriche organizzato il 14 luglio.

Un paio di metri più in alto, un privato cittadino ha posto delle scritte per dire “No alla diga”, con riferimento all’imponente opera che la Regione Veneto vorrebbe realizzare in val Cortella, bloccando il flusso del torrente Vanoi. Le telecamere che riprendono la corsa ciclistica, solitamente “allergiche” a riprendere manifestazioni di dissenso o messaggi di contenuto politico, rischierebbero di veder sfumato il desiderio dell’Us Vanoi di far passare in tv il loro striscione promozionale.

Così la società sportiva ha chiesto al cittadino di togliere le scritte per il giorno in cui passerà la tappa, sostituendole con una scritta “Viva il Giro”.

«Non abbiamo nessuna intenzione di litigare, la nostra è solo una richiesta, e se il cittadino ci dirà di no, lo capiremo - spiegava la presidente dell’Us Vanoi Tiziana Tavernaro - Stiamo facendo un grande lavoro per organizzare la nostra attività e sarebbe un peccato perdere l’occasione di farci vedere in televisione. Se riprenderanno sia il nostro striscione che le scritte contro la diga, saremo tutti contenti».

Ma era arrivata la presa di posizione dell’agguerrito Comitato per la difesa del Torrente Vanoi, per voce di uno dei suoi principali esponenti, Flavio Taufer. «Benvenuto al Giro d’Italia, dipingiamo e addobbiamo le nostre valli di rosa, ma all’ombra di tanto giubilo rimane impassibile lo spettro della diga del Vanoi. Gli striscioni apparsi nei nostri paesi sembrano risultare a certuni indigesti e da boicottare, togliere, oscurare, cancellare dallo scenario per non far brutta figura. Si parla di un rischio di censura nelle riprese che seguiranno il tour. Pochi secondi di visibilità da perdere: nulla a confronto dei danni imperituri che ci riserverà il serbatoio sul Vanoi. Il timore del danno d’immagine con una pennellata di rosa mefistofelico, irriguardoso e miscredente sulle ragioni che allarmano tanti cittadini con diritto di espressione, risulta quantomeno eccessivo. Tutti vorremmo un mondo rosa, ma non sotto la minaccia di veder soccombere il torrente Vanoi».

Se il casus belli era lo striscione all’ingresso del paese, ora però la «censura» del Giro riguarda tutto il percorso nella valle, con la «pulizia» di tutti gli striscioni e delle scritte. 

Il sindaco di Canal San Bovo Bortolo Rattin non ha voluto entrare nel merito della questione.

«Non penso sia opportuno farlo, non ho alcun diritto ad intervenire nelle opinioni altrui. Il dissenso democratico è garantito dalle leggi, se fatto in modo rispettoso non vedo perché dovrei intervenire per l’una o l’altra posizione. L’importante è che ci sia rispetto. Toglieremo i cartelli contro la diga solamente se essi creano un pericolo, ad esempio di visibilità».

Ma quelli tolti nelle ultime ore erano posizionati a qualche metro dalla strada, su una recinzione in rete. E le scritte sull’asfalto… 

Immediata la replica dei comitati: «Se vogliono la guerra, ne metteremo altri 50» scrivono alcuni attivisti sui social. E c’è chi tira in ballo l’informazione «che deve tornare in riga». 

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