Primiero, quell'abusone edilizio del Dolomia finisce con l'intimazione a pagare 170 mila euro (ma il danno è fatto)
Il progettista che era anche assessore, la committenza, le difformità in molte parti: alla fine l’Agenzia delle Entrate ridimensiona la somma, ma c’è sempre la Corte dei conti
PRIMIERO. C'è un prezzo per tutto. E il prezzo per sanare gli abusi edilizi che contraddistinguono il condominio Dolomia, costruito nel 2004 sulle ceneri di Villa Salomoni a Transacqua, è di soli 170.400 euro.
Decisamente, un valore contenuto e sotto le attese, stabilito dall'Agenzia delle Entrate di Trento in una relazione di stima trasmessa al Comune di Primiero-San Martino di Castrozza il 26 novembre scorso e resa nota ieri dall'amministrazione guidata da Daniele Depaoli, che ha già inviato l'atto a chi dovrà versare la cifra, se vorrà rendere urbanisticamente conforme quello che tale non è mai stato.
Parte della licenza edilizia rilasciata dall'ex Comune di Transacqua per i due edifici costruiti al posto di Villa Salomoni era stata annullata dalla Provincia nel 2006, con una delibera confermata da Tar e Consiglio di Stato negli anni successivi. Il 21 ottobre 2019 il nuovo Comune di Primiero-san Martino aveva perciò dovuto intimare al committente Dolmen Costruzioni, all'appaltatore Albergo Astoria e al tecnico progettista e direttore dei lavori ingegnere Paolo Secco (anche assessore) la riduzione in pristino nel termine di 90 giorni delle opere abusive identificate nella delibera provinciale. Ma una perizia commissionata poi il 2 novembre 2022 dallo stesso ente all'ingegnere Massimo Cipriani di Roncegno Terme aveva attestato l'impossibilità di procedere alla demolizione della parte abusiva dell'opera senza provocare danni importanti al resto del complesso edilizio.
Cipriani aveva scritto che «non è possibile la demolizione parziale così come preconfigurato, in quanto la parte legittima si troverebbe in una condizione di rischio e di insicurezza dal punto di vista strutturale». Dopo questo parere, su richiesta dei soggetti coinvolti nella vicenda, il Comune ha avviato la strada della "fiscalizzazione", come spiega l'assessore all'urbanistica Giacobbe Zortea in una nota, «insistendo affinché la valutazione delle opere non conformi fosse predisposta esclusivamente dall'Agenzia delle Entrate, soggetto istituzionalmente deputato e assolutamente "super partes", escludendo a priori la possibilità, pur prevista, di ricorrere a tecnici esterni».
Dall'Agenzia qualche sorpresa è arrivata, nel senso che la parte di edifici non conforme è stata ridimensionata. La non conformità urbanistica non riguarda infatti tutto l'ultimo piano del complesso, ma solo: una parte dell'edificio A, la cui altezza eccede il massimo di 11,50 metri previsto dal piano regolatore, per un volume di 90,32 mc; il muro di contenimento artificiale e la parte di edificio seminterrata destinata a garage, compresa fra il muro e la parte emergente dal terreno sistemato e ricadente nella fascia di rispetto stradale, per una profondità di 5 metri dall'attuale ciglio stradale (praticamente, una fila di garage dei due edifici); altre opere non conformi (sopraelevazioni edifici A e B e chiusura androni), realizzate sia su parti condominiali indivise che private.
Le sopraelevazioni però, secondo quanto spiega il Comune, non hanno determinato un incremento in altezza tale da influire sull'abitabilità dei locali, in quanto tutti i locali rispettavano già l'altezza media superiore a 2,20 metri, mantenendo i requisiti di abitabilità.
La relazione di stima, come detto, è stata inviata a tutti gli interessati, che in teoria - una volta pagato - potrebbero rivalersi anche sul Comune "erede" del pasticcio commesso a Transacqua. Ma l'atto è stato mandato anche alla Corte dei conti, dove giacciono molti esposti sulla vicenda.