Sfiduciato un governo di centrodestra, se ne fa un altro e mantenendo pure molti membri dell'esecutivo Barnier appena fatto cadere dal voto parlamentare: ieri sera Francois Bayrou ha presentato i ministri, 18 donne su un totale di 35: spicca la nomina di due ex premier, Elisabeth Borne e Manuel Valls, nonché un tandem particolarmente marcato a destra: il 'falco' dei Républicains (Lr) noto per il pugno duro contro i migranti clandestini, Bruno Retailleau, confermato al ministero dell'Interno, e il macroniano ex Lr, Gérald Darmanin, alla Giustizia. La nomina di due ministri di area teoricamente socialdemocratica, François Rebsamen (Pianificazione territoriale) e Juliette Méadel (Politiche urbane), non sembra soddisfare il cartello di sinistra, Nouveau Front Populaire (Nfp), che già nei giorni scorsi aveva scartato l'ipotesi di aderire al nuovo esecutivo a vocazione bipartisan ribadendo la richeista, come lista vincente alle elezioni, di poter formare il governo.
"Non è un governo, è una provocazione'': ha infatti tuonato su X il segretario del Parti socialiste Olivier Faure, accusando il premier di flirtare con l'estrema destra di Marine Le Pen. Ma le nomine non sembrano piacere neanche ai lepenisti. Bayrou "ha messo insieme la coalizione degli sconfitti": ha dichiarato Jordan Bardella, leader del Rassemblement national, aggiungendo: "Per fortuna il ridicolo non uccide".
Tra i big del nuovo esecutivo, Elisabeth Borne prende le redini dell'Istruzione mentre Valls (al dicastero per i Territori d'Oltremare) fa il suo grande ritorno nella politica francese - dopo gli anni passati a Barcellona dove tentò la corsa a sindaco - con un dossier esplosivo: l'emergenza della situazione a Mayotte, dopo il passaggio dell'uragano Chido nonché il rompicapo della Nuova Caledonia.
A tre mesi dalla sua uscita dal ministero dell'Interno, Darmanin viene indicato al ministero della Giustizia di Place Vendome, posto inizialmente proposto al governatore della regione Hauts-de-France, il navigatissimo esponente ella destra moderata Xavier Bertrand, che però poco prima degli annunci ministeriali ha fatto sapere di non voler entrare in un esecutivo composto a suo parere ''con l'avallo di Marine Le Pen''.
Al ministero dell'Economia, al posto di Antoine Armand, è stato scelto un outsider della politica, Eric Lombard, finora direttore della Cassa Depositi e Prestiti di Parigi nonché numero uno di Generali France. Una nomina di alto profilo tecnico per contribuire alla rapida adozione della Legge di Bilancio 2025 - teoricamente nei primi mesi dell'anno nuovo - e rassicurare partner europei e mercati finanziari sui disastrati conti pubblici della République.
Il governo Bayrou comprende inoltre ben 19 ministri riconfermati rispetto al precedente esecutivo sfiduciato di Michel Barnier, tra cui Sébastien Lecornu (Difesa), Jean-Noël Barrot (Esteri), Annie Genevard (Agricoltura), Rachida Dati (Cultura), Astrid Panosyan-Bouvet (Lavoro e Occupazione) e Valérie Létard (Alloggio). Una sorta di 'Ritorno al futuro'?, hanno chiesto in serata a Bayrou intervistato da BfmTv: "Questo governo è il futuro", ha assicurato il primo ministro. Designato il 13 dicembre da Emmanuel Macron, Bayrou si era impegnato a formare la nuova squadra prima di Natale. Il segretario generale dell'Eliseo, Alexi Kohler, ha riferito che il primo consiglio dei ministri è stato fissato per il 3 gennaio. Bayrou, che dovrebbe pronunciare il suo discorso di politica generale il 14 dinanzi al Parlamento, è il sesto capo del governo dalla prima elezione di Macron all'Eliseo nel 2017, e il quarto per il solo 2024. Segno, quest'ultimo, di un'instabilità politica piuttosto inedita per la Francia e che il Paese non viveva dai tempi della Quarta Repubblica.