Bersani è dimesso «Uno su 4 ha tradito»

Dopo la doppia fumata nera che aveva affossato la candidatura condivisa di Franco Marini per il Quirinale, sembrava difficile che il centrosinistra, o, meglio, il Pd, potesse fare di peggio. Invece il fondo lo ha toccato ieri. Il segretario Bersani annuncia le sue dimissioni una volta eletto il Capo dello Stato I tuoi commenti

BersaniROMA - A fine giornata, quando il nome di Romano Prodi è bruciato e il Professore ritira la disponibilità per il quinto voto, si scopre che l'applauso «unanime» dell'assemblea mattutina dei Grandi elettori Pd era solo di facciata. Il Professore finisce vittima della «guerra» interna al partito o, come dice Paolo Gentiloni, del «cupio dissolvi» di un partito che ha ormai perso la bussola.


E a sera è chiaro che ha ragione: il segretario Pier Luigi Bersani, appena tre mesi fa scelto come candidato premier da oltre due milioni di elettori, annuncia all'assemblea del Pd le proprie dimissioni, «operative un minuto dopo l'elezione del nuovo presidente della Repubblica».


La giornata più nera del Pd, il «funerale definitivo» secondo l'immagine che gira in Transatlantico, si apre con l'assemblea delle 8 che prova a uscire dalla prima botta della bocciatura di Franco Marini, contestato apertamente fin da mercoledì sera. Ma a un partito già tramortito il colpo finale lo dà la decisione di non mettere ai voti la scelta di Romano Prodi e di procedere invece per acclamazione.


«Bersani - spiega un dirigente - ha forzato perché gli accordi di giovedì sera erano che si sarebbe votato a scrutinio segreto su più nomi». E invece il segretario ha proposto solo quello di Prodi e Luigi Zanda, a quel punto, ha chiesto alla platea se era il caso di continuare con lo scrutinio segreto. «L'applauso di una decina di prodiani - raccontano - ha chiuso il dibattito, peccato che metà assemblea sia rimasta seduta». Una scena davanti alla quale una dei massimi sponsor della candidatura del Professore, Rosy Bindi, che poi si dimette dalla presidenza del partito, ammette che sarebbe stato meglio votare. Ma il suo passo indietro è solo il primo. A seguirla, poco dopo, è lo stesso segretario.


«Abbiamo prodotto una vicenda di gravità assoluta, sono saltati meccanismi di responsabilità e solidaretà, una giornata drammaticamente peggiore di quella di ieri»: questo dice Bersani all'assemblea del Pd convocata la sera.


«Abbiamo preso una persona, Romano Prodi, fondatore dell'Ulivo, ex presidente del consiglio, inviato in Mali e l'abbiamo messo in queste condizioni. Io non posso accettarlo. Io non posso accettare che il mio partito stia impedendo la soluzione. Questo è troppo».
«Fra di noi uno su quattro ha tradito - prosegue durissimo l'ormai ex segretario -. Ci sono pulsioni a distruggere il Pd». Di qui le dimissioni.

 

I tuoi commenti

comments powered by Disqus