Finanziamento ai partiti, è già scontro
Continuano i malumori nella maggioranza sulla proposta varata venerdì in consiglio dei ministri per modificare il finanziamento pubblico ai partiti. I renziani criticano apertamente la legge e il ministro Bonino arriva a ipotizzare un referendum. Le opposizioni continuano a gridare alla truffa, e Letta taglia corto: «Il finanziamento pubblico ai partiti è un tema su cui si deciderà. A chi non piace la proposta presentata venerdì, ne faccia altre, ma il tema è da affrontare»
Continuano i malumori nella maggioranza sulla proposta varata venerdì in consiglio dei ministri per modificare il finanziamento pubblico ai partiti. I renziani criticano apertamente la legge e il ministro Bonino arriva a ipotizzare un referendum. Le opposizioni continuano a gridare alla truffa, e Letta taglia corto: «Il finanziamento pubblico ai partiti è un tema su cui si deciderà. A chi non piace la proposta presentata venerdì, ne faccia altre, ma il tema è da affrontare».
La prima a esprimere i suoi mal di pancia è la ministra degli Esteri, Emma Bonino: «C'è stato l'inizio di un processo compromissorio ma non sono così fiduciosa che l'arrivo del disegno di legge in parlamento migliori o chiarisca la situazione. Credo che i radicali potrebbero lanciarsi in una nuova campagna referendaria» per abrogarlo. Nel governo, il ministro della Difesa, il montiano Mario Mauro (Sc), chiede un tetto per le spese dei partiti, per evitare «l'avvento di una plutocrazia». Il collega Giampiero D'Alia chiede il tetto anche per le donazioni, oltre a una legge per le lobby (legge chiesta anche da Pino Pisicchio di Centro democratico). I parlamentari renziani si sbilanciano: «Il meccanismo del 2 per mille mi sembra prefiguri una sorta di obbligatorità che non mi piace affatto», dice il senatore Pd Andrea Marcucci, e la collega Rosa Maria Di Giorgi ribadisce «devono scegliere i cittadini, non possono esserci automatismi». Scontata l'approvazione del deputato lettiano Francesco Boccia («riforma coraggiosa e innovativa»). Ma il suo collega Daniele Marantelli osserva che «in decenni di attività politica non ho mai incrociato eserciti di benefattori privati disinteressati». Anche fra i parlamentari Pdl la proposta del governo suscita perplessità. Il capogruppo alla Camera Renato Brunetta propone che il 2x1000 «non optato» non vada ai partiti e che la stessa regola si applichi per l'8x1000 alle confessioni religiose. Il senatore Carlo Giovanardi reagisce stizzito, «non si possono confondere» le due cose. All'opposizione, Beppe Grillo continua a sparare a zero.