Soldi ai partiti, soluzione a rischio
Un'intesa di massima c'è, ma nessuno è pronto a scommettere che regga. Pd e Pdl hanno trovato la via per rimarginare la spaccatura sul finanziamento ai partiti: un tetto ai contributi dei privati che a regime sarà di 300 mila euro. Ma la mediazione faticosamente raggiunta in giornata grazie al lavoro dei relatori Emanuele Fiano (Pd) e Mariastella Gelmini (Pdl), in serata sembra vacillare per i venti di crisi che tirano nella maggioranza. E non è detto che tenga fino alla prova del voto in aula, slittato a martedì prossimo
Un'intesa di massima c'è, ma nessuno è pronto a scommettere che regga. Pd e Pdl hanno trovato la via per rimarginare la spaccatura sul finanziamento ai partiti: un tetto ai contributi dei privati che a regime sarà di 300 mila euro. Ma la mediazione faticosamente raggiunta in giornata grazie al lavoro dei relatori Emanuele Fiano (Pd) e Mariastella Gelmini (Pdl), in serata sembra vacillare per i venti di crisi che tirano nella maggioranza. E non è detto che tenga fino alla prova del voto in aula, slittato a martedì prossimo.
In mattinata in una riunione del gruppo Pd arriva l'atteso segnale: il Pdl ha detto sì all'introduzione nel ddl del governo che abolisce i finanziamenti pubblici, di un tetto alle donazioni dei privati che a regime sarà di 300 mila euro, dopo tre anni di transizione (nel 2014 non si potrà donare a ciascun partito più del 15% del suo bilancio dell'anno precedente, nel 2015 non più del 10%, nel 2016 non più del 5%). Si è trovata anche una soluzione sulle fideiussioni, come quelle di Berlusconi al Pdl. E si è deciso che sia un decreto della presidenza del Consiglio a dettare una disciplina per evitare che il tetto possa essere aggirato. Si è inoltre valutato di introdurre un regime di detrazioni per le spese dei partiti per la formazione. I democratici danno il via libera all'innalzamento a 300 mila euro della soglia che inizialmente avrebbero voluto a 100 mila euro. E sembrano rientrare anche alcune perplessità di Sc.
«Siamo a un millimetro» dall'accordo, conferma Fiano. E il segnale più concreto che c'è l'intesa arriva nel pomeriggio, quando il Pdl in aula ritira l'emendamento a firma Brunetta con cui voleva introdurre una parziale depenalizzazione del finanziamento illecito. Lo stralcio di quella proposta era infatti la condizione posta dal Pd per trattare.
Insomma, sul finanziamento ai partiti la giornata sembra procedere in controtendenza rispetto all'atmosfera di rottura che tira nella maggioranza. In aula (seppure a rilento) si votano i primi tre articoli del ddl del governo sull'abolizione dei rimborsi elettorali e sulle regole di democrazia interna ai partiti. Ma la tensione si fa sentire (a colpi di accuse, urla e anche qualche «scemo» e «vaffa») tra i deputati grillini e il centrosinistra, più che nella maggioranza. Tanto più che i berlusconiani, tra i quali si contano numerose assenze, sembrano più assorti dalle proprie lettere di dimissioni.
Ma in serata appare chiaro che i venti di crisi possono da un momento all'altro travolgere anche la legge sul finanziamento ai partiti. Al tavolo della trattativa convocato per definire i dettagli dell'accordo di maggioranza e tradurli in un emendamento, infatti, i rappresentanti del Pdl sollevano nuove e più numerose perplessità. Che rischiano, alla resa dei conti, di far saltare l'intesa. Martedì alla Camera si tornerà a votare. Per non finire, probabilmente, prima di mercoledì. Ma in sei giorni tutto può ancora succedere.