Decadenza, è ancora scontro al Senato
Forza Italia non si rassegna e torna all' attacco contro il voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi, previsto mercoledì prossimo. Scatenando la bagarre nell'aula del Senato e innescando un duro botta e risposta col presidente Pietro Grasso. A dar fuoco alle polveri è Elisabetta Casellati (FI), che attacca direttamente Grasso accusandolo di non aver risposto alla lettera del 15 novembre (firmata da altri 7 senatori di Pdl, Gal e Lega) in cui si chiedeva di riconvocare il Consiglio di presidenza di Palazzo Madama per verificare se ci fossero state irregolarità «sulla violazione del vincolo di segretezza» durante la camera di consiglio della Giunta delle Immunità che votò la decadenza dell'ex premier
Forza Italia non si rassegna e torna all' attacco contro il voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi, previsto mercoledì prossimo. Scatenando la bagarre nell'aula del Senato e innescando un duro botta e risposta col presidente Pietro Grasso.
A dar fuoco alle polveri è Elisabetta Casellati (FI), che attacca direttamente Grasso accusandolo di non aver risposto alla lettera del 15 novembre (firmata da altri 7 senatori di Pdl, Gal e Lega) in cui si chiedeva di riconvocare il Consiglio di presidenza di Palazzo Madama per verificare se ci fossero state irregolarità «sulla violazione del vincolo di segretezza» durante la camera di consiglio della Giunta delle Immunità che votò la decadenza dell'ex premier. Il nodo è sempre il post anti-Cav di Vito Crimi (M5S), finito sul web durante i lavori della Giunta.
Grasso non si sottrae e risponde con una lunga lettera che legge anche in aula, in cui spiega sostanzialmente tre cose: durante la camera di consiglio non è stato violato alcun vincolo di segretezza; durante il Consiglio di presidenza nessuno ha presentato proposte di carattere disciplinare nei confronti dei membri della Giunta; il Consiglio di presidenza non ha alcun potere di intervenire su altri organismi come la Giunta delle Immunità, vanificandone addirittura le decisioni. In più, interviene anche il presidente della Giunta, Dario Stefàno: «Perché Casellati parla solo ora? C'era anche lei quando si decise di procedere con il voto sulla relazione, visto che Crimi dimostrò che il post era uscito prima della camera di consiglio».
Ma la risposta, che blocca l'ennesimo tentativo di rinviare il voto del 27, non piace a Forza Italia: Malan (FI) critica le ragioni di Grasso e avverte che la «storia non finisce qui», Sandro Bondi dà a Grasso del «partigiano», Gasparri avverte che non verranno tollerati «abusi sul piano delle regole». Ma anche il Nuovo Centrodestra non vuol essere da meno e con Schifani difende le ragioni secondo le quali il Consiglio di Presidenza dovrebbe invalidare la decisione della Giunta per le Immunità. E Alfano, in una riunione di gruppo successiva, invita i «suoi» a continuare a combattere contro la decadenza, opponendosi alla fiducia che Letta e Saccomanni vorrebbero porre sulla legge di Stabilità, che dovrebbe essere discussa prima del 27.
Ma la bagarre in aula continua e a Paola Taverna (M5S) che ricorda come al di là delle «belle parole» e delle norme «formali» la decadenza del Cav sia un fatto ineludibile, Malan le dà della «nazista», per poi scusarsi nel pomeriggio.
A chiudere la partita, fugando i dubbi che il Pd possa prestarsi a un rinvio, è il capogruppo Luigi Zanda: al termine della riunione dei capigruppo, si dice certo che il voto avverrà il 27.
Clima caldo, dunque, e che si scalderà di più nei prossimi giorni, quando Silvio Berlusconi in persona scenderà in campo con una campagna comunicativa preannunciata come «molto forte». D'altra parte, il vecchio leader ha più di un motivo per preoccuparsi della decadenza: senza lo scudo dell'immunità parlamentare, le nuove accuse di corruzione dei testi emerse dalle motivazioni della sentenza Ruby potrebbero far emettere contro di lui provvedimenti cautelari. Il carcere, insomma, non sarebbe più un'ipotesi remota.