Il Cav: «Contro di me un colpo di Stato»
«Un colpo di Stato, un golpe». Dopo essersi morso la lingua per mesi, Berlusconi sfida i suoi «carnefici», quanti il 27 novembre in Senato si accingono a perpetrare il suo «omicidio politico». «Non pensino che lasceremo che questo colpo di Stato si realizzi senza reagire», tuona minaccioso. È un fiume in piena il Cav: prima incita il suo popolo a scendere in piazza, poi attacca apertamente il Colle chiamando in causa Giorgio Napolitano che dovrebbe sottrarlo alla «umiliazione ridicola e inaccettabile dei servizi sociali», concedendogli la grazia senza che lui debba chiederla
«Un colpo di Stato, un golpe». Dopo essersi morso la lingua per mesi, Berlusconi sfida i suoi «carnefici», quanti il 27 novembre in Senato si accingono a perpetrare il suo «omicidio politico».
«Non pensino che lasceremo che questo colpo di Stato si realizzi senza reagire», tuona minaccioso. È un fiume in piena il Cav: prima incita il suo popolo a scendere in piazza, poi attacca apertamente il Colle chiamando in causa Giorgio Napolitano che dovrebbe sottrarlo alla «umiliazione ridicola e inaccettabile dei servizi sociali», concedendogli la grazia senza che lui debba chiederla.
La sfida urbi et orbi è lanciata. «Non mi dimetto prima, non ci penso nemmeno. Aspetterò che votino. Che si assumano la responsabilità di una cosa di cui si dovranno vergognare per sempre», sentenzia. Ma è solo un «antipasto» di quanto dichiarerà poi davanti ai giovani di Forza Italia. Convinto ormai che non abbia più senso tirare il freno, tra gli applausi delle giovani leve azzurre, lancia l'offensiva. Parla per un'ora e venti e appare un pò stanco: «Sono tre notti che non dormo» perché «mi preoccupa moltissimo» non la mia sorte, ma «l'attacco in corso alla nostra libertà, senza che nessuno si alzi» per opporsi. Poi una serie di duri attacchi a Magistratura democratica, ai giornali «nemici», a Sergio De Gregorio «convinto dai pm ad accusarmi». Berlusconi racconta i «venti anni di persecuzione» che lo costringono adesso a salire sulle barricate. Annuncia che già lunedì dimostrerà «con carte ineludibili» la sua innocenza e l'assenza di ogni responsabilità nel processo Mediaset. È una «sentenza politica, incredibile, assolutamente infondata, utilizzata per porre le basi per un processo di decadenza per l'omicidio politico del leader del centrodestra».
«Mercoledì 27 ci sarà il voto del Senato per fare fuori il presidente del centrodestra», spiega Berlusconi ai ragazzi.«Questa operazione si chiama colpo di Stato», scandisce. Poi proclama: «Sfidiamo apertamente questa sinistra dell'odio che non ha mai rinnegato la sua storia e l'ideologia più criminale e disumana del mondo: non pensino che lasceremo che questo golpe si realizzi senza reazione».
Berlusconi non accetta i servizi sociali: «Io dovrei essere riabilitato?». È «umiliante» sentirsi dire di andare a «pulire i cessi» o a «mandar giù la pancia lavorando a Scampia».
L'affidamento in prova sarebbe «un'umiliazione per me e per il Paese». Per questo «il presidente della Repubblica non dovrebbe avere un attimo di esitazione a dare, senza che io presenti la richiesta, perché ho la dignità di non chiederla, un provvedimento che cancelli l'ignominia». Un'ipotesi cui al momento dal Quirinale non è arrivata alcuna reazione. Il Colle, a caldo, sembra non volersi far trascinare in una polemica che potrebbe prendere strade imprevedibili in una fase delicatissima della vita politica, tra approvazione della legge di Stabilità e il voto di mercoledì sulla decadenza di Berlusconi da senatore.
«Non ho paura, niente da farmi perdonare, sono completamente innocente», avverte il Cavaliere. E chiama il suo popolo alla piazza, che è già stata prenotata per il 27, per una manifestazione in via del Plebiscito che potrebbe spostarsi anche sotto il Senato («Reagiamo uniti alla violenza»).
Il Pd, con Danilo Leva, lo avverte: è inaccettabile questa «orgia di affermazioni eversive». Ma Berlusconi ha deciso e va dritto per la sua strada. Lunedì una riunione congiunta dei gruppi di Camera e Senato di Fi, dovrebbe prendere la decisione di uscire dalla maggioranza in occasione del voto sulla legge di stabilità. Il leader di Fi, che non degna di un accenno l'ex pupillo Alfano, sembra prepararsi al suo futuro politico da leader dell'opposizione. E avverte Matteo Renzi: contro di lui «abbiamo un colpo segreto».