Grazia, Napolitano stoppa Berlusconi
«Non ci sono le condizioni» per un provvedimento di clemenza come la grazia e anzi Silvio Berlusconi moderi le sue parole ed eviti «giudizi e propositi di estrema gravità, privi di ogni misura nei contenuti e nei toni». Le parole «golpe» e «colpo di Stato», unite a quel «mi dia la grazia», pronunciate sabato dal Cavaliere, non sono proprio piaciute al capo dello Stato. Giorgio Napolitano, dopo una notte di riflessione, ha fatto trapelare la sua posizione, riconducendo all'ordine l'ex premier e sgombrando ancora una volta il campo da congetture e speculazioni su un suo intervento pro-Cavaliere che
«Non ci sono le condizioni» per un provvedimento di clemenza come la grazia e anzi Silvio Berlusconi moderi le sue parole ed eviti «giudizi e propositi di estrema gravità, privi di ogni misura nei contenuti e nei toni». Le parole «golpe» e «colpo di Stato», unite a quel «mi dia la grazia», pronunciate sabato dal Cavaliere, non sono proprio piaciute al capo dello Stato. Giorgio Napolitano, dopo una notte di riflessione, ha fatto trapelare la sua posizione, riconducendo all'ordine l'ex premier e sgombrando ancora una volta il campo da congetture e speculazioni su un suo intervento pro-Cavaliere che si discosti da quanto sancito ufficialmente già lo scorso 13 agosto.
Immediate le reazioni dei fedelissimi di Berlusconi: ha aperto il fuoco di fila delle dichiarazioni Maurizio Gasparri che si dice «sbigottito» dall'uscita del Quirinale. Segue Renato Brunetta che definisce Napolitano «uomo di parte». Raffaele Fitto ricorda al Colle gli articoli 17 e 21 sulla libertà di manifestazione e di espressione. E Sandro Bondi sottolinea che Napolitano non volendo «sanare una grave ingiustizia si assume una grande responsabilità» di fronte alla storia».
Niente grazia, quindi. E non poteva essere diversamente, dal punto di vista del Colle, visto che Berlusconi non solo non ha seguito le indicazioni suggerite dal Quirinale sin dallo scorso agosto, ma se ne è distaccato sempre più fino ad arrivare ad evocare un «colpo di stato» nei suoi confronti. Allora tocca rileggersi l'ormai famoso comunicato del 13 agosto per capire le ragioni della presa di posizione del Quirinale. «Negli ultimi anni, nel considerare, accogliere o lasciar cadere sollecitazioni per provvedimenti di grazia, si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda», come previsto dal codice di procedura penale, premetteva la nota. «Ad ogni domanda in tal senso, tocca al Presidente della Repubblica far corrispondere un esame obbiettivo e rigoroso - sulla base dell'istruttoria condotta dal ministro della giustizia - per verificare se emergano valutazioni e sussistano condizioni che senza toccare la sostanza e la legittimità della sentenza passata in giudicato, possono motivare un eventuale atto di clemenza individuale che incida sull'esecuzione della pena principale». Condizioni che, evidentemente, non si sono realizzate.
Il Quirinale sottolinea come il Presidente della Repubblica si sia messo sempre «in coerenza con la sua ampia dichiarazione pubblica del 13 agosto». Ma dall'altra parte quella nota non è stata considerata: «nulla è risultato però più lontano del discorso tenuto sabato dal senatore Berlusconi dalle indicazioni e dagli intenti che in quella dichiarazione erano stati formulati», precisa il Colle. Che chiude la reprimenda con un «pacato» invito «a non dar luogo a comportamenti di protesta che fuoriescano dai limiti del rispetto delle istituzioni e di una normale, doverosa legalità». E tra soli due giorni il Senato voterà la decadenza di Berlusconi mentre Forza Italia chiama i sostenitori a scendere in piazza contro il «golpe».
A difesa di Napolitano si schiera l'intero Pd. Che già in giornata con il segretario Guglielmo Epifani aveva bollato come «irricevibile» la richiesta di grazia di Berlusconi e condannato toni e contenuti del suo discorso. A fianco del Quirinale ecco Matteo Colaninno che parla di «pieno sostegno e totale condivisione» all'appello di Napolitano, in seguito «alle dichiarazioni gravità» lanciate da Berlusconi. Ma anche Ncd con il senatore Paolo Naccarato chiede a Fi di fermare gli attacchi a Napolitano.