Giustizia: Berlusconi, guerra alla decadenza

A 48 ore dal voto sulla sua decadenza Berlusconi tenta il tutto per tutto. Mentre governo e capigruppo del Senato ribadiscono che la data del 27 novembre non si tocca, lui convoca una conferenza stampa nella nuova sede del partito per giocarsi l'ultima doppia «atout»: 12 testimonianze, di cui 7 inedite che lo scagionerebbero, in una revisione del processo Mediaset, da ogni accusa nella vicenda Mediaset, e una «lettera-appello» ai senatori di Pd e M5S, che rispondono picche, affinchè votino secondo «coscienza» e nel rispetto della sua «dignità»

A 48 ore dal voto sulla sua decadenza Berlusconi tenta il tutto per tutto. Mentre governo e capigruppo del Senato ribadiscono che la data del 27 novembre non si tocca, lui convoca una conferenza stampa nella nuova sede del partito per giocarsi l'ultima doppia «atout»: 12 testimonianze, di cui 7 inedite che lo scagionerebbero, in una revisione del processo Mediaset, da ogni accusa nella vicenda Mediaset, e una «lettera-appello» ai senatori di Pd e M5S, che rispondono picche, affinchè votino secondo «coscienza» e nel rispetto della sua «dignità».
Accompagnato dall'esercito di fidatissimi guidato dai legali Ghedini e Longo e dall'onnipresente Maria Rosaria Rossi, il Cavaliere legge ai cronisti alcune di queste testimonianze e sgrana l'ormai consueto «rosario delle lamentazioni»: «contro di me c'è stato un «accanimento giudiziario senza precedenti»; al Senato il regolamento «è stato buttato per aria» per consentire che alla fine sulla decadenza si votasse a scrutinio palese «e questo non accadeva dai tempi dello statuto Albertino»; sono state ignorate prove a me favorevoli. Ed è per questo che ho chiesto la revisione del processo. Ma neanche una frase nei confronti del Colle. Dopo l'aspra polemica dei giorni scorsi, il Cav, almeno per un giorno, decide di non ribattere. Dal Quirinale, dove circola un certo disappunto per le reazioni che ci sono state in Forza Italia alla nota in cui si ribadivano come non ci fossero le condizioni per la grazia, si sottolinea come le frasi usate da Napolitano siano state assolutamente soft, certamente adeguate a quelle sopra le righe dette dal Cavaliere. Toni pacat« quindi rispetto ad espressioni come «golpe o colpo di Stato» che rischiano di echeggiare anche nella manifestazione convocata dal Cavaliere per il 27. Ma soprattutto, spiegano ambienti vicini al Quirinale, non c'entra nulla il riferimento all'articolo 21 della Costituzione sulla libertà di stampa che è assolutamente garantita.
Stridono poi le grida dei falchi che dimenticano, ad esempio, come sia stato uno degli avvocati di Berlusconi, Franco Coppi, a sottolineare, il 10 novembre, il fatto che l'ipotesi della grazia fosse ormai da ritenersi esclusa.
In attesa del 27, nel centrodestra ci si prepara alla battaglia parlamentare («Faremo un'opposizione durissima», minaccia il ministro Maurizio Lupi a nome del Ncd) mettendo a punto ogni possibile escamotage per allungare i tempi: dalle questioni sospensive, alle pregiudiziali di costituzionalità, da eccezioni di tutti i tipi, agli ordini del giorno sui quali poter chiedere il voto segreto. Persino l'Udc sferra un attacco a sorpresa: Casini annuncia l'intenzione di presentare una sospensiva per non arrivare al voto finchè la Cassazione non si pronunci sull'interdizione. «Una questione vecchia che abbiamo già dichiarato inammissibile in Giunta - gli risponde il presidente della Giunta per le Immunità Dario Stefano (Sel) - visto che l'interdizione è una cosa e la decadenza per condanna definitiva è un'altra».
In più, quando l'interdizione verrà decisa una volta per tutte, la Giunta dovrà pronunciarsi di nuovo con una procedura diversa rispetto a quella della decadenza sulla quale dovrà tornare a dire la sua anche l'Aula.
Quindi parlare ora di interdizione «non avrebbe senso».
Intanto va avanti per tutto il giorno il braccio di ferro tra chi vuole attendere che si concluda l'esame della legge di stabilità prima di votare sul Cav e chi invece vuole che sia rispettata la data del 27, magari anche ricorrendo al voto di fiducia su un maxiemendamento, perchè è ora che si faccia «chiarezza nella maggioranza di governo». E questo proprio mentre Berlusconi lancia in diretta Tv il suo «appello-ultimatum» a Pd e M5S: «Vi chiedo di riflettere nell' intimo della vostra coscienza», visto che lo scrutinio in Aula sarà palese, «non tanto per la mia persona, ma per la nostra democrazia. Valutate le nuove prove e i documenti che stanno arrivando» prima di dire sì o no alla mia decadenza.

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