Il Pd si divide sul «patto» Renzi-Cav
L'ala bersaniana del Pd si prepara a rendere difficile la vita a Matteo Renzi, oggi pomeriggio alla Direzione del partito, dove il segretario ha promesso di presentare, nei dettagli, la proposta di riforma elettorale del Pd. Le critiche riguarderanno non solo il merito del sistema elettorale, ma anche il piano politico, con l'accusa di aver «riportato in vita» Silvio Berlusconi. E l'ex viceministro Stefano Fassina punta su un referendum tra gli iscritti del Pd
L'ala bersaniana del Pd si prepara a rendere difficile la vita a Matteo Renzi, oggi pomeriggio alla Direzione del partito, dove il segretario ha promesso di presentare, nei dettagli, la proposta di riforma elettorale del Pd.
Le critiche riguarderanno non solo il merito del sistema elettorale, ma anche il piano politico, con l'accusa di aver «riportato in vita» Silvio Berlusconi. E l'ex viceministro Stefano Fassina punta su un referendum tra gli iscritti del Pd. Ma il segretario democratico non intende farsi infilzare ed è pronto a replicare, spiegando inanzitutto di aver fatto tutto «alla luce del sole».
Ieri Stefano Fassina ha detto di «essersi vergognato» dell'ingresso di Silvio Berlusconi nella sede del Pd. In ogni caso l'accordo col Cav, ha detto l'ex viceministro dell'Economia, «è stato fatto dal segretario e non dal partito». E visto che tra gli iscritti Renzi «non ha la maggioranza» (prese il 45% ai congressi, ma alle primarie il 68%), «sarebbe possibile consultare la base, gli iscritti» con un referendum anche telematico, come pure prevede lo statuto in un articolo mai utilizzato. A rilanciare l'idea del referendum tra i soli iscritti è stato un altro bersaniano, Danilo Leva.
È chiaro che un pur rapido referendum tra gli iscritti bloccherebbe l'iter parlamentare della riforma elettorale, che questa settimana deve essere licenziata dalla Commissione Affari costituzionali della Camera e lunedì 27 dovrebbe essere esaminata dall'aula. Se il referendum passasse in Direzione, sarebbe la prima grossa sconfitta di Renzi, ma appare difficile che ciò avvenga.
«Consultare la base del Pd sulla legge elettorale»? ha domandato la renziana Simona Bonafè: «Lo abbiamo già fatto con le primarie, a cui ci siamo presentati con un preciso programma». E la senatrice Isabella De Monte, membro della direzione, ha rincarato: «Fassina ha fatto un governo con Berlusconi, è stato vice ministro in sintonia con Renato Brunetta. Allora non si vergognava?».
Il presidente del partito Gianni Cuperlo ha invece contestato sia il merito dell'accordo, rilanciando il doppio turno, sia il «metodo», quello cioè di partire da un accordo non nella maggioranza bensì con Berlusconi che, oltretutto, sarebbe ora «rilegittimato». «Cuperlo sbaglia - ha replicato Dario Parrini - rilegittimiamo Berlusconi se non facciamo le riforme».
Con un post su Facebook, Renzi ha risposto punto per punto, anticipando il ragionamento di oggi: «Sono stato eletto alle primarie per cambiare le regole del gioco, per rilanciare sul lavoro, per dare un orizzonte al Pd e all'Italia. Dopo 20 anni di chiacchiere, in un mese abbiamo il primo obiettivo a portata di mano». Insomma quello con il Cavaliere è un «accordo, trasparente e alla luce del sole». «Per una volta - ha aggiunto - facciamo ciò che abbiamo promesso», unica via per «ridare credibilità alla politica». E nel pomeriggio si è recato a trovare Pierluiigi Bersani all'oespadel di Prma, «per rispetto, ora che l'accordo è vicino».
Un accordo sulla legge elettorale che dovrebbe prevedere: circoscrizioni plurinominali piccole; listini bloccati di 4-5 nomi; ripartizione dei seggi su base nazionale tra i partiti in coalizione che superano il 5%, per le coalizioni all'8% e per i partiti in corsa solitaria al 10%; premio di maggioranza alla coalizione più votata, per accedere alla quale occorre superare una soglia del 35-40%.
Sono queste le linee guida del modello elettorale che dovrebbe essere portato oggi pomeriggio alla direzione Pd. Una volta ottenuto il sì dal partito, sarà confrontata con quelle degli altri partiti in Commissione Affari costituzionali della Camera, le cui sedute sono previste già a partire da oggi pomeriggio.