Il voto di scambio è legge tra le proteste
Tra insulti, grida, proteste e foto di Berlusconi, Renzi e Napolitano sventolate in aula al grido di «Collusi! Collusi!» il disegno di legge contro il voto di scambio politico mafioso passa al Senato in via definitiva: 191 sì, 32 no e 18 astenuti. Il provvedimento, che punisce con la reclusione da 4 a 10 anni chi baratta voti in cambio di denaro o altra utilità, scatena la protesta dei grillini che accusano la maggioranza di aver dato vita, con il disegno di legge «scritto in questo modo», ad un «nuovo patto tra Stato e mafia». Loro infatti volevano la versione licenziata dal Senato lo scorso 28 gennaio e che aumentava le pena a 7-12 anni e puniva anche chi garantiva la «messa a disposizione» nei confronti dell'associazione criminale
Tra insulti, grida, proteste e foto di Berlusconi, Renzi e Napolitano sventolate in aula al grido di «Collusi! Collusi!» il disegno di legge contro il voto di scambio politico mafioso passa al Senato in via definitiva: 191 sì, 32 no e 18 astenuti.
Il provvedimento, che punisce con la reclusione da 4 a 10 anni chi baratta voti in cambio di denaro o altra utilità, scatena la protesta dei grillini che accusano la maggioranza di aver dato vita, con il disegno di legge «scritto in questo modo», ad un «nuovo patto tra Stato e mafia». Loro infatti volevano la versione licenziata dal Senato lo scorso 28 gennaio e che aumentava le pena a 7-12 anni e puniva anche chi garantiva la «messa a disposizione» nei confronti dell'associazione criminale. Questa versione, sulle prime, sembrava aver convinto tutti, ma poi, anche su sollecitazione di alcuni magistrati anti-mafia, alla fine viene rivista e corretta.
Il governo pensa addirittura a un decreto per riscrivere il testo, ma nella riunione del Comitato dei Nove della commissione Giustizia di Montecitorio, si sigla un'intesa di maggioranza e si sceglie la via del disegno di legge adottando una formulazione che piace quasi ai più: oltre alla promessa di voti, in cambio di denaro, si aggiunge il concetto di «altra utilità» (privato dell'aggettivo indefinito «qualunque») e si lasciano le pene gia previste nella legge ora in vigore (dai 4 ai 10 anni). La proposta dell'ex Pdl di aggiungere l'avverbio «consapevolmente» era già stata cassata a Palazzo Madama nella precedente lettura.
Le posizioni tra grillini e «resto del mondo» (a parte la Lega che si astiene e alcuni ex 5Stelle che risultano assenti) sono, insomma, inconciliabili e il clima da campagna elettorale di certo non aiuta. Risultato: due senatori M5S, Maurizio Santangelo e Alberto Airola vengono espulsi (quest'ultimo verrà cacciato dall'emiciclo anche durante l'esame della mozione contro il sottosegretario Umberto Del Basso De Caro raggiungendo il record di due espulsioni in un solo giorno) e altri vengono più volte richiamati all'ordine.
I pentastellati parlano di bavaglio e protestano contro il presidente del Senato che non concede più tempo per intervenire sugli emendamenti, ma Grasso non sente ragioni: la decisione presa dalla Conferenza dei capigruppo di votare entro la mattinata il provvedimento «va rispettata». Così, nonostante grida e insulti, vengono respinte tutte le proposte di modifica e si passa alle dichiarazioni di voto. L'intervento di Mario Michele Giarrusso(M5S) è di fuoco: non solo accusa la maggioranza di aver stretto un nuovo «patto Stato-mafia», ma parla di testo «cambiato all'indomani degli incontri Cav-Renzi e Cav-Napolitano». Il tutto con il sottofondo del coretto dei senatori 5S «fuori la mafia dallo Stato». Grasso, esasperato, arriva a minacciare l'espulsione di tutto il gruppo dall'emiciclo, ma alla fine tiene e non reagisce a quelle che Zanda torna a bollare come «provocazioni da campagna elettorale». Il senatore Pd Franco Mirabelli, che annuncia il «sì» del Pd al testo, respinge ogni attacco e ricorda, come farà anche Anna Finocchiaro, che il testo che prevedeva la pena dai 4 ai 10 anni «venne votato all'unanimità a Montecitorio e quindi anche dai 5 Stelle». A fine giornata il consiglio di presidenza di Palazzo Madama, «deplora» il comportamento dell'intero gruppo M5S, dei due espulsi, e di altri due parlamentari Gal e Lega per intemperanze varie. Ma i magistrati commentano «è la norma giusta».