Il colpo di frusta non paga più
Colpo di frusta in passato era sinonimo di risarcimento facile. Il trauma al rachide cervicale da incidente stradale per qualcuno era fonte di infiniti dolori al collo, ma per altri era l'occasione per fare qualche migliaio di euro facili. Non è più così. La stretta sui risarcimenti c'è stata come ha imparato a sue spese un automobilista trentino che non solo non ha visto un singolo euro di risarcimento, ma al termine di una causa civile è stato condannato a pagare alla controparte pure le spese legali. Motivo? Avrà pure avuto grandi dolori al collo, ma non c'era nessuna evidenza oggettiva che potesse dimostrare la sussistenza di danni permanenti.
L'incidente risale al primo pomeriggio del 23 febbraio del 2012. L'attore viaggiava sulla sua Fiat Punto quando fu tamponato da una Porsche 911. Nell'immediatezza il conducente si rivolse al pronto soccorso dove gli veniva diagnosticato «distrazione/ distorsione del collo». In seguito l'uomo si sottopose anche a cure mediche che gli sono costate oltre 1.500 euro. Il medico che lo visitò certificò un'invalidità parziale temporanea al 75% per 20 giorni, al 50% per 30 giorni, al 25% per ulteriori 20 giorni nonché un'invalidità permanente del 3-4%. Insomma, sembravano esserci tutte le premesse per ottenere un congruo risarcimento. Per questo l'automobilista si rivolgeva ad uno studio specializzato in infortunistica. Le trattative con l'assicurazione si sono però subito arenate perché la compagnia offriva 1.150 euro, non uno di più. A questo punto l'automobilista ha promosso una causa per ottenere il risarcimento di tutti i danni patiti, oltre ale spese mediche e ai suoi mancati guadagni, in seguito al tamponamento da parte della Porsche.
L'esito del procedimento civile non è stato quello immaginato dall'automobilsta. Il colpo di frusta si è rivelato fonte di ulteriori dolori, questa volta al portafoglio. Il conducente non solo non ha ottenuto un solo euro di risarcimento, ma è stato condannato a pagare le spese legali di controparte quantificate in 1.700 euro. Secondo il giudice Antonio Orpello «manca la prova (costituita o costituenda) dei fatti che determinano il cosiddetto "colpo di frusta" o distorsione del rachide cervicale e la prova strumentale (e non solo soggettiva) delle conseguenze scaturite».
Non basta infatti la stringata diagnosi del pronto soccorso, dove comunque si evidenzia l'assenza di «lesioni fratturative», a dimostrare la sussistenza di danni permanenti. Secondo il giudice «una o più persone perfettamente sane che si recherebbero in ospedale assumendo fittiziamente di aver riportato un tamponamento e di avere dolori al collo, per tutte verrebbe inequivocabilmente prescritto la distrazione del rachide cervicale». Peraltro l'assicurazione aveva sottoposto il conducente ad una visita medico legale e questa aveva concluso per l'insussitenza di danni biologici permanenti.
Non solo. L'automobilista non ha ottenuto neppure il risarcimento delle spese mediche sostenute (perché non è dimostrata la loro pertinenza con il sinistro) e del danno da lucro cessante, cioè il mancato guadagno dovuto all'invalidità temporanea. Il guidatore, infatti, ha dichiarato di essere in cerca di occupazione e di non percepire alcun reddito.