Michele Oberburger, il ragazzo che corre in moto e vince anche sui pregiudizi
Nella Giornata internazionale per la consapevolezza sull'autismo, il giovane di Roverè della Luna in tivù per raccontare la sua passione vincente per lo sport. Il padre Roberto: “Purtroppo in Trentino resistono ancora troppi pregiudizi. Eppure basta poco per permettere a questi giovani di esprimere tutte le loro potenzialità"
ROVERE’ DELLA LUNA. Michele Oberburger è nato 21 anni fa, vive a Roverè della Luna, è un vincente pilota di trial e lavora come cuoco presso il Corpo permanente dei Vigili del fuoco di Trento. La sua è una vita normale e ricca di soddisfazioni sportive, ma da sempre deve confrontarsi con la presenza dell'autismo. Mercoledì 2 aprile era la Giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo e per l'occasione Michele e la sua famiglia sono stati invitati al programma di Raidue BellaMa' proprio per portare avanti un messaggio importante: «Bisogna chiedere a questi ragazzi cosa sanno fare, non quali sono i loro limiti» spiega il padre Roberto.
«Io non voglio - riprende il genitore - che mio figlio sia chiamato in televisione perché si tratta dell'unico sportivo autistico in competizione con le moto da trial in Europa, ma perché grazie agli aiuti che gli abbiamo fornito e alle battaglie che abbiamo portato avanti, lui è stato messo in grado di fare tantissime cose e questo diritto deve essere esteso a tutti i ragazzi che hanno fragilità. È ora di porre fine ai pregiudizi».Michele soffre di una patologia autistica a medio funzionamento e grazie allo sport può fare tante cose: per questo è anche stato premiato dal Coni per la determinazione e la passione sportiva.
«Purtroppo - ammette il padre - è comunque messo da parte: per esempio non è stato coinvolto nel Festival dello sport».I genitori di Michele si sono accorti che c'erano dei problemi quando il bambino aveva due anni.
«Nonostante le difficoltà - riprende Roberto - a scuola, Michele è riuscito a inserirsi in un bel gruppo e a socializzare, anche se per le famiglie è sempre una lotta, c'è ancora tanta ignoranza al riguardo. In Trentino l'anno scorso sono nati 70 ragazzi autistici, e ne vengono diagnosticati sempre più, è un tema su cui ci si deve confrontare. Quando nasce un bambino autistico bisogna pensare a un progetto di vita, servono terapie continue e aiuto per cercare di capire le potenzialità di questi ragazzi, così da proporre un'alternativa a finire in un centro e infilare perline».
Le difficoltà incontrate dalla famiglia di Michele sono tante: per esempio il sostegno a scuola viene garantito da un insegnante che spesso non è formato, e quando con fatica si riesce a instaurare un rapporto, il docente viene cambiato. C'è un solo dentista, a Borgo, che sa trattare ragazzi autistici. E per quanto riguarda la presa in carico, dopo i diciott'anni i ragazzi autistici non devono più rivolgersi a neuropsichiatria infantile ma a psichiatria. «Questo è molto ingiusto» ammette il padre.
«In Trentino - riprende - c'è molta chiusura eppure basterebbe poco per migliorare la situazione, e la Provincia potrebbe dare il buon esempio: incentivare il lavoro, oppure le vacanze. Sono tante le famiglie che non vengono accolte se c'è un ragazzo autistico, ma basterebbero camere più defilate o un luogo tranquillo per il pranzo».
«La vera inclusione - conclude Roberto - vuol dire correre insieme agli altri. Noi ci siamo riusciti ma è ancora un privilegio per pochi: siamo un esempio per gli altri anche se il sistema non funziona. Dietro ad ogni ragazzo autistico c'è una famiglia che soffre».