Crolla il Pil del Giappone: la Abenomics in affanno

Il Giappone si ferma e a sorpresa ripiomba in «recessione tecnica»: la Abenomics va in affanno e il Pil di luglio-settembre, atteso per l’occasione ad un rimbalzo, scende dello 0,4% congiunturale e addirittura dell’1,6% annualizzato. La Borsa di Tokyo segna un crollo vicino al 3% pesando sui listini europei e Usa, mentre lo yen, prima ai nuovi minimi del 2007 con il dollaro a 117, recupera in seguito a quota 116.

Per il premier Shinzo Abe è un durissimo colpo e lo scenario peggiore considerando il proposito di scioglimento della Camera Bassa e di elezioni politiche anticipate a dicembre, insieme al rinvio dell’aumento dell’Iva al 10% che, senza alcun intervento, è destinato a essere operativo a ottobre 2015.

«Sfortunatamente il dato non è stato positivo», ha ammesso il premier rientrato nel pomeriggio dal G20 di Brisbane. «Prenderò una decisione in modo appropriato e tranquillo», ha assicurato sul caso Iva, il cui aumento dovrebbe comunque venire posticipato ora di 18 mesi. Con la deludente performance, l’economia nipponica infila due trimestri negativi finendo in condizioni peggiori rispetto alle stime della vigilia basate su un’economia in crescita dello 0,2-0,3% sui tre mesi e del 2-2,5% su base annualizzata. Invece, c’è anche la revisione al ribasso di aprile-giugno (da -1,8% a -1,9% sui tre mesi) e da -7,1% a -7,3% su base annualizzata.

Il ministro delle Politiche economiche e fiscali Akira Amari, guardiano della Abenomics, ha affermato che l’impatto legato all’Iva, portata dal 5% all’8% ad aprile, «è stato più grande delle attese». La decisione su conferma o rinvio dell’ulteriore aumento al 10% «sarà comunicata domani o nei giorni successivi».

I consumi privati, che valgono il 60% del Pil, salgono meno del previsto (+0,4%), mentre gli investimenti privati cadono del 6,7% e quelli delle imprese dello 0,2% (contro attese a +0,9%), non compensati dal +0,7% della parte pubblica. La domanda esterna è positiva (ma solo per lo 0,1% di Pil), frutto dello 0,8% di salita dell’import contro l’1,3% delle esportazioni.

Abe dovrebbe annunciare domani il rinvio dell’aumento dell’Iva, in base a quanto appreso dall’ANSA, frutto degli ultimi sviluppi maturati con gli incontri avuti in giornata coi vertici dei Liberaldemocratici, il suo partito, e quelli dell’alleato New Komeito. Nelle discussioni avute rientra lo scioglimento anticipato della Camera Bassa e le elezioni politiche generali, con ogni probabilità il 14 dicembre: gli annunci sono attesi mercoledì o venerdì, coi dettagli da chiarire sull’approvazione delle proposte di legge per rivitalizzare le economie regionali.

Una mossa, secondo alcuni osservatori, per strappare un nuovo mandato prima della discussione di misure impopolari come la «autodifesa collettiva», ruolo proattivo delle forze armate, e il riavvio dei reattori nucleari pur dopo la crisi di Fukushima.


Il Giappone era uscito dalla recessione negli ultimi mesi del 2012, poco prima dell’arrivo al potere di Abe che lanciò la sua ricetta per battere la quasi ventennale deflazione e rafforzare l’economia, basata sulle tre frecce della Abenomics (politica monetaria espansiva, stimoli fiscali e riforme strutturali).

L’inizio è stato incoraggiante col +1,5% di Pil del 2013, grazie all’allentamento qualitativo e qualitativo (Qqe) deciso dalla Bank of Japan ad aprile 2013 che, di fronte agli ultimi affanni dell’economia, ha varato misure addizionali a fine ottobre.

I margini di manovra sembrano ristretti anche se ci si aspetta un budget supplementare di 3.000-4.500 miliardi di yen (21/31 miliardi di euro): i pacchetti economici di stimoli del governo devono fare i conti con un debito pubblico oltre il 200% del Pil. Lo stesso rialzo dell’Iva è al servizio del riordino delle spese del welfare e del social security.

[[{"type":"media","view_mode":"media_preview","fid":"126051","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"180","width":"180"}}]]

comments powered by Disqus