Vendetta giordana sull'Isis dopo l'esecuzione del pilota
Lo shock ha lasciato il posto alla rabbia e alla vendetta. Dopo le atroci immagini diffuse dall'Isis del pilota giordano bruciato vivo, ad Amman sono stati impiccati ieri due terroristi di Al Qaida, tra i quali la donna della quale l'Isis aveva chiesto il rilascio promettendo la liberazione dell'ostaggio.
Mentre la società giordana, che nei mesi scorsi era parsa divisa sulla partecipazione alla Coalizione internazionale a guida Usa, sembra ora fare quadrato intorno al re Abdallah, intenzionato più che mai a continuare i raid contro lo Stato islamico in Siria, ieri sera caccia giordani hanno massicciamente bombardato Mosul, la capitale del Califfato, uccidendo 55 membri dell'Isis, tra cui un loro leader, Abu-Obida Al-Tunisian.
Anche Ahmed al Tayyeb, l'imam dell'università Al Azhar del Cairo, il centro teologico più importante dell'Islam sunnita, ha espresso la sua ira contro i responsabili dell'uccisione del pilota 26enne Muaz al Kassesbeh, arrivando ad affermare che i jihadisti dovrebbero essere «crocifissi» e mutilati, e definendo lo Stato islamico «un'organizzazione terroristica satanica».
Durissima anche la reazione dell'Unione europea, che però prende le distanze dalle esecuzioni compiute ieri per rappresaglia dei due militanti iracheni di al Qaida già condannati a morte: una donna, Sajida al-Rishawi, riconosciuta come membro di un commando che nel 2005 si rese responsabile di tre attentati in grandi alberghi di Amman uccidendo 60 persone, e Ziad al Karbuli, condannato nel 2008 per aver pianificato attacchi contro cittadini giordani in Iraq.
«Mentre devono essere fatti tutti gli sforzi per combattere il terrorismo e far pagare le conseguenze ai responsabili, la nostra reazione alla minaccia posta dal Daesh (lo Stato islamico nell'acronimo in arabo) deve essere in linea con i nostri valori comuni di giustizia e diritti dei prigionieri», ha affermato l'alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Federica Mogherini. «La posizione europea contro la pena capitale resta invariata», ha aggiunto. Una posizione ben diversa quella espressa dai giordani che ieri, a Karak, città natale di Kassasbeh, hanno manifestato nelle strade chiedendo «vendetta» e gridando slogan di sostegno al re Abdallah. Come quella, ovviamente, del padre del pilota ucciso.
«Chiedo al governo di vendicare il sangue di mio figlio e la dignità del nostro Paese», ha affermato Safi al Kassasbeh, chiedendo inoltre alla Coalizione internazionale di portare a termine la sua missione di «distruggere» lo Stato islamico.
L'Isis, intanto, ha continuato ieri nella sua linea di sfida, proiettando in pubblico a Raqqa, in Siria, il video della messa a morte del pilota giordano, e poi montando una sequenza nella quale mostra la «gioia» del pubblico presente, tra i quali anche un ragazzo. A riferirlo è stato il «Site», che monitora gli account jihadisti. E proprio Raqqa è la città dove si presume che Muaz Kassasbe sia stato bruciato vivo.
Dure condanne dell'atroce esecuzione sono arrivate dai governi dei più importanti Paesi islamici. Il primo ministro iracheno, Haidar al Abadi, ha affermato che, come risposta, occorre lanciare ancor più «duri raid contro il gruppo terrorista».
Ma allo stesso tempo il New York Times, citando fonti dell'amministrazione Obama, ha rivelato che gli Emirati Arabi Uniti, alleato chiave degli Stati Uniti nella Coalizione anti-Isis, hanno sospeso la partecipazione ai raid aerei già dallo scorso dicembre, proprio per il timore per la sorte dei propri piloti dopo la cattura di Kassasbeh. Da parte sua la Siria ha parlato di «orrendo crimine» e l'Iran di «disumana uccisione».
Anche il premier giapponese Shinzo Abe ha espresso «profonda indignazione» per l'uccisione «disumana e spregevole» del pilota. Nei giorni scorsi Tokyo aveva chiesto il sostegno di Amman per tentare di liberare i giapponesi in ostaggio dell'Isis, Haruna Yukawa e Kenji Goto, poi uccisi. Mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato al re giordano un messaggio nel quale ha espresso «orrore» per la «barbara uccisione», esortando a «rafforzare l'unità per battere il terrore».
Condoglianze ad Amman anche dal primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu.