Riforme, rissa alla Camera: in onda far west Montecitorio
Cori, risse, insulti: nell'Aula della Camera, impegnata in una maratona notturna sulle riforme, va in scena il far west. È scoccata da poco la mezzanotte quanto nell'emiciclo di Montecitorio scatta la rissa. Ad entrare in contatto sono alcuni deputati di Sel e del Pd ma si tratta dell'epilogo di una giornata e di una serata all'insegna del caos: «Onestà, onestà» scandiscono i deputati grillini battendo instancabilmente le mani sui banchi mentre c'è chi si insulta. A nulla servono le prime espulsioni, l'atmosfera anziché raffreddarsi si surriscalda sempre di più.
La scintilla scatta quando il capogruppo di Sinistra ecologia e Libertà Arturo Scotto rivolge con una vena di sarcasmo i "complimenti" al Pd per "il capolavoro" fatto sulle riforme. Parole che innescano le proteste dai banchi Dem e, subito dopo, lo scontro con i colleghi. C'è chi grida "sei un pezzo di m..." e chi come Renato Farina (Sel), seduto vicino alle fila del Pd, si volta verso alcuni colleghi (Emiliano Minnucci e Luigi Taranto) con i quali sfiora la rissa.
Intanto altri (tra cui Giorgio Airaudo, che poi verrà espulso) salgono sui banchi dell'emiciclo e l'Aula si trasforma in un ring. Ognuno rivendicherà di essere la vittima e alla fine il bilancio sarà di due feriti, ricorsi poi alle cure dell' infermeria del Palazzo Montecitorio: si tratta di Gianni Melilla e Donatella Duranti, entrambi di Sel. "Il mio cuore stasera - dirà poco dopo Scotto - è sanguinante quando vedo che tra compagni ci si picchia". "Siamo stati oggetto - accuserà più tardi Nichi Vendola - di una aggressione teppistica da parte di parlamentari del Partito democratico, e questo è inaccettabile".
Le speranze di riportare la calma grazie a una sospensione tecnica dei lavori vanno però presto in frantumi. Qualche minuto dopo la ripresa dell'esame degli emendamenti, a notte ormai inoltrata, l'emiciclo è sempre dominato dal nervosismo: esasperato per le continue interruzioni da parte dei deputato M5S, il vicepresidente di turno Roberto Giachetti redarguisce l'Aula e in particolare i colleghi grillini: "Finché si sta qua dentro - dice - ogni deputato ha diritto di esprimere la propria opinione. Solo nei tempi fascisti - si fa sfuggire - non si poteva esprimere la propria opinione".
Paragone di cui poi Giachetti si scuserà: "Ho cercato - dirà - di difendere il diritto di tutti di parlare. Probabilmente l'ho fatto in modo maldestro e sono assolutamente pronto a trarne tutte le conseguenze che lei ritiene, ma rivendico fino in fondo che si garantisca ciascuna delle 630 persone che stanno qui dentro". Intervenire in Aula è un diritto, insultare no. E nell'Assemblea che dibatte delle riforme c'è spazio anche per chi "come Sanna - è l'accusa della deputata Patrizia Terzoni - ha dato della donna di strada alla nostra collega Carla Ruocco. Un comportamento, questo sì, fascista", rilancia il M5S che chiede venga sanzionato.
"Nessuna evocazione di "donna di strada - si difende il deputato Pd - né dei peggiori insulti che mi vengono attribuiti sul sito di Grillo e che non ho mai pronunciato".
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