Pd spaccato sull'ipotesi di affidare la segreteria alla renziana Elisa Filippi: Zeni, Dorigatti e Manica contrari
Il gruppo provinciale del Pd è diviso sul tentativo affidato dall'assemblea provinciale lunedì scorso ad Elisa Filippi di sondare la praticabilità di una gestione unitaria del partito
Il gruppo provinciale del Pd è diviso sul tentativo affidato dall'assemblea provinciale lunedì scorso ad Elisa Filippi di sondare la praticabilità di una gestione unitaria del partito. Filippi ha incontrato gli assessori (mancava Donata Borgonovo Re con cui però si era già confrontata e di cui ha il sostegno) e i consiglieri provinciali per un confronto sulle prospettive politiche e verificare le condizioni per un progetto che sia il più condiviso possibile.
È vero che a parte il capogruppo Alessio Manica nessun altro fa parte dell'assemblea provinciale, che sarà chiamata a votare la nuova segretaria Elisa Filippi, sempre che lei riesca ad arrivare a quel voto, ma è chiaro che la posizione dei consiglieri e degli assessori provinciali ha un peso non indifferente e avere un gruppo ostile potrebbe rendere ancora più difficile la vita della futura segretaria.
Nell'incontro il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti e Luca Zeni hanno espresso chiaramente la loro contrarietà alla soluzione Filippi sostenendo invece la necessità di tornare all'ipotesi iniziale dei «triumviri» guidati dal senatore Giorgio Tonini a cui affidare la gestione transitoria del partito fino al congresso da convocare subito dopo le elezioni comunali.
Dorigatti e Zeni non ne vogliono dunque sapere di dare le redini del Pd alla renziana Filippi con un mandato politico pieno, come lei ha chiesto, e chiedono di azzerare tutto al più presto con le dimissioni della segretaria Giulia Robol che, viceversa, lunedì scorso aveva lanciato lei la proposta di affidarsi a Elisa Filippi dicendosi pronta a passare a lei la mano.
Anche Alessio Manica , che l'anno scorso alle primarie aveva sostenuto Robol, ora è tra coloro che per primi le hanno chiesto di andarsene, soprattutto per via delle vicende roveretane, e non è per nulla convinto che affidare il timone del partito a Filippi sia una soluzione, ma starà a vedere con quale proposta la giovane renziana si presenterà per chiedere la fiducia.
Molto più disponibile si è mostrato invece ieri il vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi, che ha parlato dell'esigenza di una maggiore e migliore raccordo fra il partito e il gruppo rispetto a quanto avvenuto in passato, oltre a richiedere che la candidata si esprima su alcuni «nodi» politici che ritiene fondamentali, concedendo dunque un'apertura di credito nei confronti di Filippi che nei giorni scorsi non era parsa così evidente e che lascia trasparire l'intenzione di avallare questo tentativo di soluzione.
Oltre a Borgonovo Re appoggiano Filippi anche Mattia Civico e l'assessora regionale Violetta Plotegher , che per altro già l'anno scorso l'avevano sostenuta alle primarie per la segreteria contro Robol e Scalfi. Filippi seppur di poco fu la candidata più votata ma non riuscì ad ottenere la maggioranza assoluta dell'assemblea provinciale del partito e l'accordo fra Scalfi e Robol portò quest'ultima alla guida del Pd trentino. Nell'incontro di ieri c'era anche l'assessora provinciale alla ricerca, Sara Ferrari , che però non si è espressa.
Sia la segretaria Giulia Robol che il vicesegretario già dimessosi Vanni Scalfi lunedì scorso in assemblea avevano espresso il loro sostegno al mandato esplorativo di Filippi, ma questo non significa che si arriverà effettivamente a una segreteria unitaria, visto che le componenti si sono frantumate. E in particolare la mozione Robol appare spaccata in due. Filippi intanto prosegue i suoi confronti. Ha annunciato che sarà pronta per martedì ma è probabile che l'assemblea non venga convocata prima di venerdì, tra i mugugni di chi vorrebbe invece accelerare le cose e soprattutto vuole che Giulia Robol si dimetta.