L'Isis minaccia: Tunisi è solo l'inizio
«È solo la prima goccia di pioggia». A 24 ore dalla strage dei turisti al museo del Bardo di Tunisi, l'Isis ha rivendicato il sanguinoso attentato che ha causato la morte di 21 persone (sono poi stati uccisi 2 terroristi) tra cui quattro turisti italiani, e forse avrebbe potuto causarne molte di più se è vero che i killer erano pronti a farsi esplodere.
Una dichiarazione in pieno stile jihadista che arriva proprio nel giorno in cui la Tunisia prova a rialzarsi con l'arresto di nove persone e il dispiegamento dell'esercito a difesa delle città più importanti del Paese. Mentre da tutto il mondo arriva la condanna unanime di un «attacco alla democrazia e alla cultura», come ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un'intervista alla Cnn. «L'Isis si presenta, così come tutto il terrorismo fondamentalista, come il nuovo vero nemico della civiltà, della democrazia, dei diritti umani», è stata la condanna del capo dello Stato. Preceduta da quella del Papa per «ogni atto contro la pace e la sacralità della vita umana».
Il messaggio di rivendicazione da parte dello Stato islamico è arrivato, come di consueto, su twitter. Un audio di circa 3 minuti postato su account riconducibili agli jihadisti in cui l'attacco viene definito «un'invasione benedetta di un covo di infedeli e di vizi nella Tunisia musulmana». Parole tipiche della retorica dell'Isis che suonano più che altro come l'espressione della volontà di mettere il «marchio» su un attentato riuscito. Sospetto accresciuto dal fatto che nel messaggio gli uomini del Califfo al Baghdadi dichiarano esplicitamente che l'obiettivo era proprio il museo del Bardo e non il Parlamento, come inizialmente dichiarato dalle autorità tunisine. E al macabro teatrino della propaganda jihadista s'è aggiunto ieri un altro tassello sulla cui autenticità ci sono però forti dubbi: la foto di Francesco Caldara, una delle quattro vittime italiane, con una croce rossa sul petto è stata pubblicata su un profilo twitter che sembrerebbe riconducibile ai seguaci dell'Isis, accompagnata dalla frase shock «questo crociato è stato schiacciato dai leoni del monoteismo».
Oltre alla rivendicazione, nel messaggio dell'Isis c'è anche la minaccia di nuovi attentati in Tunisia - «questa è solo la prima goccia di pioggia» - e poi il classico elogio dei «terroristi-martiri» citati con il loro nomi di battaglia, Abu Zakarya al-Tunisi e Abu Anas al-Tunisi: sarebbero Jabeur Khachnaoui e Yassine Laabidi, citati mercoledì dalle autorità tunisine come i due terroristi uccisi nel blitz delle forze di sicurezza. Ci sono però una serie di incongruenze sulla dinamica dell'attentato. Ieri infatti sono circolate foto che mostrano gli attentatori vestiti in jeans e scarpe da ginnastica e non, come inizialmente dichiarato dalla polizia, con le divise dell'esercito. Dubbi inoltre sulle armi con cui è stato sferrato l'attacco. Secondo il ministro degli Interni, i terroristi erano «muniti di cinture esplosive» e dotati di armi «molto avanzate». Ma nelle foto dei terroristi uccisi si scorgono solo due kalashnikov. E poi i componenti del commando. Mercoledì le autorità tunisine parlavano di tre uomini in fuga. Ieri il presidente Beji Caid Essebsi ha annunciato l'arresto di nove persone, tra cui quattro «direttamente legate» alla cellula terroristica del Bardo e la sorella di Khachnaoui. I raid della polizia si sono concentrati essenzialmente in due punti: la regione di Sbitla - dove si trova Kasserine, la città d'origine di uno dei terroristi uccisi e roccaforte degli islamisti - e il sobborgo di Ibn Khaldoun, alla periferia di Tunisi.
La Tunisia «è in guerra» ha tuonato ieri il presidente dopo una riunione con i vertici dell'esercito nella quale è stato deciso il dispiegamento di truppe a difesa delle grandi città.