L’indagine / L’intervista

Aggressione omofoba, la testimonianza della barista: «Bevevano insieme, poi la violenza»

«Fino ad un attimo prima eravamo seduti al tavolo, tutti insieme. Poi, mentre stavo spegnendo le luci del locale, sono volati i pugni. Mi sono messa in mezzo per separarli»

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di Marica Viganò

TRENTO. «Fino ad un attimo prima eravamo seduti al tavolo, tutti insieme. Poi, mentre stavo spegnendo le luci del locale, sono volati i pugni. Mi sono messa in mezzo per separarli. Ho urlato di smettere, mi sono presa pure io qualche spintone dall'una e dall'altra parte». 

Sono le parole della barista intervenuta per sedare la lite scoppiata la notte fra il 14 ed il 15 febbraio, in un locale a Trento. L'episodio è al centro di un'indagine della polizia, a seguito della denuncia di una 53enne residente nel capoluogo che ha raccontato di essere stata picchiata perché transgender. La donna, poliziotta di professione, si è presentata al pronto soccorso con il naso rotto e due profondi tagli alla testa sulla nuca, medicati con 22 punti di sutura. Lei non ha dubbi: è stata un'aggressione transfobica, anche se potrebbe aver giocato a suo sfavore anche l'indossare per lavoro una divisa (comunque quella notte era libera dal servizio e "in borghese"). 

Ricevuta la denuncia, gli agenti hanno subito acquisito le registrazioni delle telecamere interne del locale. Due dei presunti aggressori sono stati identificati, sul terzo si stanno facendo delle verifiche.

L'episodio è avvenuto alle 3 di notte. Nel locale, a quell'ora chiuso al pubblico, erano in cinque: tre ultras del Calcio Trento, la donna (che pure è tifosa e frequenta il Briamasco), un cliente e la barista che stava terminando le pulizie. Quest'ultima, che ha prestato i primi soccorsi alla 53enne, all'Adige racconta ciò che è avvenuto.Partiamo dal contesto in cui è avvenuta l'aggressione. 

Che clima c'era quella sera? 

Non c'è stata alcuna avvisaglia. Dopo la chiusura, alle 2, nel locale sono rimasti alcuni clienti, persone che frequentano il bar e che fra di loro si conoscono, se non di nome almeno di vista. Stavo facendo le pulizie. Ero tranquilla perché il clima era sereno. La donna ed i tre ultras ridevano e scherzavano assieme. Lo possono vedere anche gli investigatori dalle telecamere: sono rimasti lì per un'ora. Dico che il clima era sereno, perfetto, perché quando ho terminato le pulizie mi sono seduta con loro cinque minuti. 

Ha sentito frasi offensive o parole discriminatorie nei confronti della donna?

No, assolutamente. Come ho detto, tutto era tranquillo, sennò non mi sarei mai fermata a parlare con loro. Stavo andando a spegnere le luci quando è scoppiato il caos. La donna ha reagito ad una frase detta da uno dei tre tifosi. A quel punto è stata colpita ed è caduta una prima volta, poi si è rialzata ed è caduta una seconda volta per il pugno tirato da un altro. 

Lei è subito intervenuta: ha sentito anche insulti o frasi discriminanti?

Non ho sentito nulla di questo. Vedendo ciò che stava accadendo, mi sono mezza in mezzo. Urlavo e piangevo, perché mai avrei permesso che qualcuno mettesse le mani addosso alla cliente, che conosco personalmente. Nel parapiglia mi sono presa qualche pugno. Niente di grave. Poi ho visto tanto sangue per terra. La donna è andata in bagno a pulirsi, ho trovato anche il vetro sporco di sangue, ma anche uno degli ultras aveva segni sul viso. È stata una lite cruenta.

Qualcuno ha chiamato l'ambulanza o la polizia?

Ho subito mandato fuori dal locale i tre ultras e ho chiesto alla donna se volesse l'ambulanza ma ha detto di no. I ragazzi sono rimasti fuori per un po', non sono scappati, né stavano aspettando la cliente. Anzi, vedendo che stavo piangendo ed ero agitata, hanno cercato di calmarmi. Poi sono andati via. Sono uscita dal locale assieme alla cliente dopo le 3.I tagli, impressionanti, che la donna ha sulla testa potrebbero essere stati causati da uno sgabello. 

Lei ha assistito all'aggressione?

No, non ho visto. Tutto è avvenuto in pochi secondi. Posso dire che un paio di sgabelli in quella parte stretta del locale ci sono. Io non so se qualcuno ha preso lo sgabello per colpire la donna, non l'ho visto. Saranno le indagini a fare chiarezza. Posso dire che poi, quella notte, ho chiamato la donna due volte per sapere come stava. Ci siamo sentite anche nei giorni seguenti.

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