Un prete ai domiciliari per il sesso col minore
Hanno adescato, attraverso un social network, un ragazzino non ancora 14enne, poi pagato per consumare rapporti sessuali: tre uomini, tra cui un prete, sono stati posti agli arresti domiciliari nell'ambito di un'operazione dei Carabinieri di Policoro (Matera) coordinata dalla Procura di Potenza. Ma il timore degli investigatori, è che i casi di pedofilia riguardino altri minorennidella Basilicata.
Il prete ai domiciliari - don Antonio Calderaro, di 48 anni, parroco della chiesa di San Giuseppe nella piccola frazione di San Costantino di Rivello (Potenza) - è stato subito sospeso «a divinis» ed «esonerato dalle funzioni e da ogni attività sacerdotale» dal vescovo di Tursi-Lagonegro, monsignor Francesco Nolè, che si è detto «profondamente sorpreso e addolorato» e ha dato incarico a un avvocato «di esperire ogni azione a tutela dell'immagine della Diocesi».
Gli altri due uomini arrestati sono invece ai domiciliari nella provincia di Matera. Il gip di Potenza ha inoltre emesso un provvedimento di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per altre 5 persone (una ancora ricercata) tra la Basilicata, il Torinese e la provincia di Bari.
Le indagini sono cominciate nel 2013 proprio a Nova Siri dopo la denuncia fatta dalla sorella maggiorenne del ragazzino, preoccupata da alcuni appuntamenti presi dal fratello adolescente con persone adulte conosciute virtualmente sui social (quasi tutte avevano dato false generalità). Ascoltato dagli investigatori con l'ausilio di una psicologa infantile, il minore ha raccontato di aver poi conosciuto realmente diversi uomini, di aver preso appuntamento e di aver consumato con loro rapporti sessuali. Gli investigatori hanno accertato che, almeno in un caso, è stato pagato, ma continuano a indagare per scoprire ulteriori simili circostanze e se siano coinvolti altri minorenni.
Intanto è calata la scure di Papa Francesco contro i vescovi colpevoli di coperture e omissioni nel casi di abusi su minori. Il Pontefice ha accettato ieri la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Kansas City-Saint Joseph (Stati Uniti) presentata dal vescovo mons. Robert W.
Finn. Finn è stato il primo vescovo americano a essere condannato per il reato di omessa denuncia alle autorità governative di un sacerdote sospettato di abusi sessuali su minori, in particolare per le immagini pedopornografiche che gli erano state trovate nel computer. La rimozione da parte del Papa arriva dopo un'inchiesta aperta anche dal Vaticano.
Le dimissioni di mons. Finn sono state accettate dal Papa, in conformità al Codice di Diritto Canonico, per «grave causa». Il vescovo, 62 anni, nel settembre 2012 era stato condannato a due anni di libertà vigilata per non aver segnalato sospetti abusi su minori in relazione al caso di pornografia infantile con al centro padre Shawn Ratigan. La diocesi, nel 2010, aveva infatti aspettato 5 mesi prima di informare la polizia che immagini inappropriate di bambini di una scuola della diocesi erano state trovate nel computer di padre Ratigan. In quel periodo, inoltre, la diocesi non informò la comunità diocesana di questa scoperta e padre Ratigan ebbe modo di acquisire ancora più immagini porno di bambini, che conosceva attraverso i suoi compiti ecclesiastici. Il sacerdote è stato condannato a 50 anni di carcere.