Fornero bocciata Il Governo a caccia di 6 miliardi

La Corte costituzionale ha bocciato il blocco della rivalutazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo (circa 1.500 euro lordi al mese) introdotto dalla riforma Fornero per il 2012 e il 2013

Governo a caccia di 5-6 miliardi di euro, dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato il blocco della rivalutazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo (circa 1.500 euro lordi al mese) introdotto dalla riforma Fornero per il 2012 e il 2013. Sono in molti a indicare nel tesoretto da 1,6 miliardi di euro, trovato dal governo nelle pieghe del Def, una prima possibile soluzione.

«I soldi vanno restituiti e possiamo dire addio al tesoretto», dice il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Damiano, chiedendo al Governo di aprire un tavolo sul tema della previdenza per «non doverlo affrontare un pezzo alla volta».

Il «buco» però rischia di essere anche più grande: secondo lo Spi-Cgil, i risparmi per le casse dello Stato derivanti da questa norma sono stati di circa 8 miliardi di euro in due anni. E salgono a 9,7 miliardi di euro, in quattro anni, con lo stop alla rivalutazione deciso dal governo Letta.

PARLA MARIO MONTI

«Rispetto la sentenza della Corte, come sempre, ma sono perplesso. Se non avessimo preso le misure necessarie, sarebbe intervenuto il default oppure sarebbe arrivata la Troika». L'ex premier Mario Monti commenta così la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il blocco dei trattamenti pensionistici al costo della vita per gli assegni superiori a tre volte il minimo Inps. Quello della Corte è un mondo calmo, riflessivo, che deve ragionare ex post e non è esposto alle tempeste che i governi devono affrontare in situazioni di emergenza - spiega -. Il nostro primo dovere allora era evitare il default. In quel caso, come oggi in Grecia, sarebbero state a rischio le pensioni, non solo il loro aumento per recuperare l'inflazione. Immagino che la questione sia stata dibattuta anche all'interno della Corte: secondo resoconti giornalistici la sentenza sarebbe stata adottata con sei voti a favore e sei contrari e il sì determinante del presidente».

«Dal punto di vista finanziario la situazione dell'Italia di allora puntava pericolosamente in direzione della Grecia. Siamo in una fase della storia europea in cui bisogna fare i conti con diritti a prestazioni che una volta erano sostenibili, oggi no. Per l'Italia è la prima volta in cui la Corte fa qualcosa che rende più difficile il rispetto dei limiti europei, in Portogallo è già avvenuto più volte. Nell'eurozona c'è stata ampia convergenza fra i poteri legislativi ed esecutivi. Ma lassù, più in alto, c'è il mondo augusto e distaccato - non è una critica - delle corti costituzionali. Da un lato c'è quella portoghese, dall'altra quella tedesca che di tanto in tanto diffida Berlino dal consentire una politica monetaria o di bilancio più flessibile. Più che convergenza la chiamerei divergenza»

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