La Guardie svizzere pronte a difendere il Papa anche dall'Isis
Le Guardie Svizzere sono «pronte», «ben addestrate», dedite alla difesa del Papa «fino alla fine», pagando «anche con la vita» se occorre, come scritto nella formula del loro giuramento. Per questo le nuove minacce al Vaticano da parte dei fondamentalisti dell’Isis non hanno cambiato il servizio dell’esercito più piccolo del mondo. Difendere il Papa - sottolinea il comandante Christoph Graf - «è la nostra missione da 500 anni».
«Tutti conoscono le minacce, noi siamo attenti tutti i giorni» ma questo non vuol dire cambiamenti nel servizio. «Vegliare sugli ingressi, sul Palazzo Apostolico e sulla persona del Papa è la nostra missione. E quando queste minacce non ci sono - spiega il comandante - non è che si può fare un servizio più leggero». È così da quasi mezzo millennio. Il giuramento delle reclute avviene infatti ogni anno nella ricorrenza del Sacco di Roma del 1527, in cui 147 soldati svizzeri morirono per difendere il Papa dai lanzichenecchi. Papa Francesco ha ricordato oggi quegli eventi, sottolineando che difendere il Papa è una «chiamata», e che «rispondere con dedizione a questa chiamata significa seguire Cristo».
Tra gli alabardieri pronti a giurare, il 6 maggio, con la nuova bandiera del Corpo, la maggior parte sono di lingua tedesca, seguono quelli di lingua francese; uno solo arriva dal Canton Ticino, la Svizzera italiana.
E sul reclutamento delle guardie già si registra un effetto Bergoglio. «Ci sono più domande, credo legate proprio all’effetto Papa Francesco. Lui riesce ad attirare tutto il mondo a Roma e spero che la gioventù svizzera si senta chiamata». E sempre parlando della popolarità del Papa, il comandante Graf si aspetta, con il prossimo Giubileo, un anno impegnativo per i 110 militari. «Sarà un anno molto intenso, forse anche di sacrificio. Ci saranno milioni di pellegrini a Roma per questo Anno Santo. Ma siamo pronti, siamo giovani». È possibile comunque - auspica il comandante - che a rafforzare il contingente arrivino delle ex guardie, come già accaduto per il Giubileo del 2000.