In liste De Luca condannato per violenza su minori
Resta alto il tema degli 'impresentabili' nelle liste per le regionali. La commissione Antimafia mette sotto la lente d'ingrandimento i candidati e intanto Forza Italia accusa il candidato del Pd alla guida della Campania, Vincenzo De Luca di aver messo in lista un condannato in primo grado per violenze sessuali sui minori. Ad attaccare è l'ex ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna.
"Sono garantista - la presmessa della Carfagna in una nota - e non cambio idea" ma, denuncia senza farne il nome, "nelle liste di Vincenzo De Luca c'è un condannato in primo grado per violenza sessuale su minori". "Il processo deve fare il suo corso - aggiunge - ma pur non rinunciando al garantismo, non si può far finta di nulla. Conosco Vincenzo De Luca, ha mille difetti, ma non può di certo accettare per pura convenienza politica di essere sostenuto da una persona su cui pende un'accusa di questo tipo. Sono però certa che sia lui che il premier Renzi troveranno il modo di prendere le distanze da questa scelta. Mi auguro con tutto il cuore che la presa di distanza non sia un banale 'non sapevamo nulla' e che arrivino parole nette e scuse a tutte le donne italiane e campane".
Intanto fino a ieri c'era anche la sorella di un killer della malavita foggiana, Vincenzo Cenicola, 30 anni, condannato per un omicidio, tra i candidati al consiglio regionale in Puglia.
C'era, perché Carmela Cenicola, 42 anni, dietro alle pressioni di Sel ha ritirato la propria candidatura.
Ieri è stato chiesto il rinvio a giudizio del presidente del Consiglio regionale della Campania, Pietro Foglia, candidato Ncd alle prossime elezioni, nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Napoli su presunte irregolarità nell'erogazione di rimborsi ai rappresentanti dell'assemblea regionale campana.
La Campania è anche la Regione in cui il candidato del Pd Vincenzo De Luca, oltre a rischiare di essere sospeso, se eletto, in conseguenza della legge Severino, è sostenuto "da un potpourri di impresentabili, trasformisti, opportunisti", come hanno detto alcuni esponenti del Pd.
Ma il tema "impresentabili" non riguarda solo la Campania: un avviso di garanzia per il mancato allerta per l'alluvione del 9 ottobre scorso pesa su Raffaella Paita, candidato del Pd alla presidenza della Regione Liguria. Alle primarie che la videro prevalere sul diretto concorrente Sergio Cofferati, ex numero uno della Cgil ed ex sindaco di Bologna, questi la accusò di aver ricevuto voti anche da destra e di brogli.
Sempre in Liguria, ieri, Daniele Comandini, candidato M5S al consiglio regionale, si è ritirato dalla competizione elettorale dopo le polemiche per la sua amicizia con il figlio di un presunto boss mafioso.
Proprio per tentare di porre un freno a tutte queste imbarazzanti condotte la Commissione parlamentare Antimafia, nell'ultimo ufficio di presidenza, ha deciso di vagliare le candidature per le regionali, specialmente quelle nelle Regioni sotto la lente d'osservazione, per "fare, per la prima volta, una fotografia preventiva dei candidati alle elezioni e metterla a disposizione degli elettori", come ha spiegato il vicepresidente della Commissione, Claudio Fava, che ha proposto l'iniziativa.
"Rientra nei compiti che si è data la Commissione Antimafia nella legge istitutiva - spiega Fava - in più abbiamo approvato un Codice di autoregolamentazione all'unanimità in cui i partiti si impegnano ad alzare la soglia di tolleranza: noi abbiamo infatti ritenuto di proporre un impegno più virtuoso di quello previsto dalla Legge Severino, escludendo dalle candidature anche coloro che sono stati rinviati a giudizio e non solo i condannati e di prevedere che non solo ci si impegni a non candidarli ma anche a non sostenere candidature in liste collegate". "La politica dovrebbe arrivare prima della magistratura a selezionare la propria classe dirigente", ha osservato la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi.
Dal Pd arriva il plauso all'iniziativa, dai senatori Vaccari e Albano e al deputato Mattiello "la qualità dello Stato non viene minata soltanto dalle condotte che costituiscono reati, ma anche da quelle condotte che alimentano la diffidenza dei cittadini". Ma anche all'interno del partito, c'è chi storce il naso: la senatrice Rosaria Capacchione fa notare che "bisognava farlo un pò prima". Ancora più duro il Cinque Stelle Mario Giarrusso, secondo il quale "è una buffonata, tanto più perché fatta a 10 giorni dalle elezioni". Parla di un "utile approfondimento anche sulla qualità "giudiziaria e morale" del candidato", il deputato An-Fdi Marcello Taglialatela, che cita il caso di un consigliere regionale uscente, condannato in primo grado a 4 anni e tre mesi per abusi sessuali, ora ricandidato con De Luca. Intanto oggi il premier Matteo Renzi ha ribadito che "il Pd non ha candidati impresentabili alle regionali, anche in Campania. Ci sono alcune liste con candidati impresentabili, che avrei francamente evitato di mettere. Ma sul Pd sono pronto alla prova del nove e allo scanner".