Tsipras: c'è chi vuole umiliarci. E lancia referendum sul debito
Un referendum popolare sull’accordo proposto dai creditori della Grecia: lo ha annunciato ieri notte il premier Alexis Tsipras, sparigliando di nuovo le carte a pochi giorni dal termine per il pagamento di una maxirata del rimborso.
Tsipras replica a muso duro all’ennesimo ultimatum lanciato da Fondo monetario internazionale, Bce e commissione europea. Anche l’ipotesi, rilanciata dal cancelliere tedesco Angela Merkel, di una dilazione di cinque mesi non convince Atene, che è sempre più irritata di frotne alla rigidità dei partner europei: «Alcuni Paesi - ha tuonato ieri Tsipras - intendono umiliare la Grecia, ma non ci riusciranno».
Ieri sera, dopo la riunione di emergenza dell’esecutivo, Tsipras ha annunciato che si voterà domenica 5 luglio, mentre oggi ci si attende che dalla seduta dell’Eurogruppo esca intanto un rinvio della scadenza del 30 giugno, per consentire appunto la celebrazione del referendum.
Tsipras, peraltro, ha già attaccato l’ipotesi messa sul piatto dai creditori, che «violano i trattati Ue». Per respingere quello che ritiene un ricatto, il governo, mentre subisce gli attacchi anche dell’opposizione interna, chiede ai cittadini di ribadire l’appoggio fornito con il recente voto alle elezioni politiche che hanno visto la vittoria della formazione di sinistra che di certo rappresenta un orientamento economico e culturale - contrario all’austerity e favorevole a una spesa pubblica che ripristini la qualità dei servizi essenziali - di certo inviso a molte cancellerie europee e in linea generale minoritario nell’Europa che fatica a ritrovare il senso di un progetto comune.
Il piano proposto rinvia a fine anno gli interventi di assistenza e conferma un versamento di 1,8 miliardi di euro subito e aumenta dai 7 previsti oggi a ben 15 miliardi la parte rimanente. Il tutto è vincolato anche a una serie di provvedimenti urgenti: aumento dell’Iva (previsto anche dal govenor ma in misura ridotta rispetto all’imposizione Ue), riforma del sistema previdenziale, cancellazione della prevista legge che tassa i profitti delle grandi imprese, tagli al bilancio della difesa.
«Ci hanno chiesto di accettare pesi insopportabili che avrebbero aggravato la situazione del mercato del lavoro e aumentato le tasse. Queste proposte, che chiaramente violano i trattati europei e il diritto base al lavoro, all’eguaglianza e alla dignità, dimostrano il proposito che alcuni dei partner e delle istituzioni non vogliono un accordo fattibile per tutte le parti, ma la possibilità di umiliare un intero popolo», ha detto ieri sera il premier greco.
Il ministro dell’economia Yanis Varoufakis ha spiegato che la riunione di oggi dell’Eurogruppo cercherà di convergere su un accordo che includa il debito e il rifinanziamento. Ha poi aggiunto di non vedere ragioni per le quali non ci debba essere un accordo.
Il ministro ha spiegato che il governo greco ha rifiutato l’ipotesi di un finanziamento ponte della durata di cinque mesi, proposto dai creditori, per avere più tempo per definire il piano di riforme.
Il premier greco si è aggrappato ancora una volta ai «principi fondanti dell’Unione europea», ovvero democrazia, eguaglianza, solidarietà e mutuo rispetto. «Non si basano invece sul ricatto e gli ultimatum. Nessuno ha il diritto di mettere in pericolo questi principi», ha aggiunto Tsipras.