Bosnia, venti anni fa il massacro di Srebrenica
Le atrocita' commesse nella citta' bosniaca con il massacro di 8.372 uomini e bambini musulmani commesso dalle forze serbo-bosniache al comando del generale Ratko Mladic: sabato prossimo 11 luglio sara' giornata di lutto nazionale in tutta la Bosnia-Erzegovina.
Lo ha deciso all'unanimità il governo federale a Sarajevo, su proposta del premier Denis Zvizdic. Sabato a Srebrenica (est della Bosnia) sono in programma commemorazioni solenni per le migliaia di vittime, con la partecipazione di numerosi leader e rappresentanti internazionali e alla presenza prevista di oltre 50 mila persone.
[[{"type":"media","view_mode":"media_original","fid":"488121","attributes":{"alt":"","class":"media-image"}}]]
[[{"type":"media","view_mode":"media_original","fid":"488126","attributes":{"alt":"","class":"media-image"}}]]
- Sarà l'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton a guidare la delegazione americana alle commemorazioni per il 20/o anniversario del massacro si Srebrenica sabato in Bosnia-Herzegovina. Lo ha annunciato il presidente Barack Obama. Della delegazione farà parte anche la ex segretario di Stato Madeleine Albright insieme con alcuni membri del Congresso. La guerra in Bosnia (10992-1995) fu centrale nella politica estera dell' allora presidente Clinton che aveva al suo fianco proprio Madeleine Albright alla guida del dipartimento di Stato.
- "Spetta all'Unione europea - ed in primo luogo all'Italia, così vicina geograficamente e culturalmente - sostenere la Bosnia in questo percorso" di superamento delle attuali tensioni con la Serbia, di integrazione europea e di sviluppo economico. Lo ha detto la presidente della Camera Laura Boldrini, intervenendo ad un convegno a Montecitorio in occasione del ventesimo anniversario dell'eccidio di Srebrenica. Boldrini rappresenterò l'Italia alla cerimonia ufficiale di commemorazione in Bosnia.
"Vent'anni fa - ha detto Boldrini - l'Europa intorpidita osservava con distacco le vicende che si svolgevano a pochi chilometri dai propri confini. L'Italia, che pure solo il Mar Adriatico separa dai territori della Jugoslavia ormai in disgregazione, aveva accolto un numero limitato di rifugiati e non subiva - a differenza di altri Paesi come la Germania, la Svezia, l'Austria - l'impatto dell'afflusso di decine di migliaia di persone in fuga". Boldrini ha ricordato di essere, allora, funzionaria Onu del Programma alimentare mondiale, e di aver "potuto apprezzare gli sforzi di una parte della popolazione italiana che aveva saputo dar prova di grandissima generosità, raccogliendo fondi e beni di prima necessità per le persone in fuga all'interno e dalla ex Jugoslavia".
Inoltre "numerosi italiani si impegnarono in prima persona per la pace, cercando di promuovere il dialogo tra esponenti della società civile dei diversi gruppi etnici e di tenere viva l'attenzione dei decisori in Italia ed in Europa". Tuttavia "in quel luglio del 1995, la comunità internazionale non agì per fermare il massacro di oltre ottomila uomini, ragazzi e bambini; non agì per impedire la caccia all'uomo tra i boschi che separavano Srebrenica da Tuzla; non agì per evitare le violenze e gli stupri di centinaia di donne; non agì per far sì che non avvenisse la pulizia etnica - termine che fu coniato proprio in quegli anni dagli aguzzini - di Srebrenica e delle zone circostanti". "Oggi, dunque - ha proseguito il presidente della Camera -, sta a tutti noi, esponenti delle istituzioni dei Paesi occidentali e semplici cittadini, riconoscere la nostra corresponsabilità per quanto accadde a Srebrenica". "Tutte le ferite, però, vanno rimarginate - ha detto ancora Boldrini - e per farlo, occorre che i responsabili dei crimini commessi in Bosnia-Erzegovina siano assicurati alla giustizia, sia internazionale che nazionale". Tuttavia, ha ricordato Boldrini, permangono le tensioni tra Bosnia e Serbia. "Tensioni che non dovrebbero avere ragione d'esistere - ha aggiunto - in una Bosnia-Erzegovina ormai avviata verso l'integrazione europea. Vent'anni fa, questo sarebbe stato impensabile. Oggi, spetta all'Unione europea - ed in primo luogo all'Italia, così vicina geograficamente e culturalmente - sostenere la Bosnia in questo percorso, spronando anche le istituzioni bosniache ad avviare le riforme necessarie per superare lo stallo post-Dayton e per offrire, con la crescita economica, le opportunità che permettano ai giovani di costruirsi una vita reale".