Morto monsignor Wesolowski, ex vescovo accusato di pedofilia
L'ex arcivescovo Jozef Wesolowski non comparirà mai nell'aula del Tribunale vaticano per rispondere di abusi sessuali su minori e possesso di materiale pedopornografico. L'ex nunzio nella Repubblica Dominicana, 67 anni, di origine polacca, è infatti stato trovato morto nelle prime ore di ieri nel Collegio dei Penitenzieri, dove in attesa del processo abitava in Vaticano, proprio al piano superiore del Tribunale, con divieto di allontanarsi dal piccolo Stato d'Oltretevere.
A trovare il corpo senza vita di Wesolowski, intorno alle 5.00 di ieri mattina nella Sala del refettorio, è stato uno dei francescani che risiedono nel Collegio - i Penitenzieri sono i frati che confessano i fedeli nella Basilica di San Pietro - e che ha immediatamente dato l'allarme. «È subito intervenuta l'autorità vaticana per i primi accertamenti, i quali indicano che la morte è dovuta a cause naturali», ha fatto sapere la Sala stampa vaticana con una nota, confermando la notizia della morte che si era già diffusa. Il promotore di giustizia vaticano, Gian Pietro Milano, lo stesso che aveva condotto l'inchiesta penale su Wesolowski in collaborazione con le autorità dominicane, ha quindi ordinato l'autopsia, effettuata in Vaticano già ieri pomeriggio. Le prime indiscrezioni parlano comunque di un infarto come causa del decesso. Intanto, il Papa «è stato doverosamente informato di tutto».
Il processo penale all'ex presule polacco, già ridotto canonicamente allo stato laicale dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, era stato rinviato l'11 luglio scorso a data da destinarsi in un'udienza durata solo sei minuti per l'assenza dell'imputato, colto il giorno prima da un malore e ricoverato in ospedale. Le fonti vaticane avevano legato l'improvviso ricovero a «un grave calo pressorio dovuto al caldo, alla tensione, all'età». Non erano mancate comunque voci su un mix di alcol e farmaci, tale da determinare un collasso.
Circa una settimana dopo Wesolowski era rientrato in Vaticano, ed era tuttora «sotto cura medica» in attesa che il Tribunale, presieduto da Giuseppe Dalla Torre, stabilisse una nuova data per l'udienza.
Wesolowski, dopo essere stato richiamato a Roma nell'agosto 2013 in seguito alle prime accuse contro di lui emerse nella Repubblica Dominicana, fu anche arrestato, su spinta anche del «rigore» imposto da papa Francesco nel settembre scorso e tenuto per due mesi agli arresti domiciliari nel Collegio di Penitenzieri prima che gli fossero revocato per motivi di salute, con obbligo però di restare entro i confini dello Stato.
Pesanti le accuse con cui l'ex ambasciatore pontificio era stato rinviato a giudizio: i cinque capi d'accusa erano gli abusi sessuali su diversi adolescenti a Santo Domingo, il possesso di un ingente materiale pedopornografico (foto e filmini hard di minori trovati nei suoi due computer a Roma), la ricettazione, le lesioni gravi per i «perturbamenti mentali» alle vittime e l'offesa alla religione e alla morale cristiana.