«Il Papa all'Onu: basta guerre Per tutti libertà, lavoro e diritti»
Il "vasto mondo di donne e uomini esclusi", "scartati", e - fenomeno ad esso "intimamente unito" - la grande emergenza della "distruzione dell'ambiente", che "può mettere in pericolo l'esistenza stessa della specie umana". Il proliferare anche oggi delle guerre, "negazione di tutti i diritti", cui porre fine parallelamente all'impegno "per un mondo senza armi nucleari".
La necessità di proteggere i Paesi poveri da ogni "abuso o usura" sul piano economico e finanziario. Sono le urgenze indicate da papa Francesco nel suo discorso all'assemblea generale dell'Onu, quarto Pontefice a rivolgersi nell'emiciclo del Palazzo di Vetro ai rappresentanti di tutte le Nazioni. Intervento che Bergoglio suggella con una richiesta diretta di riformare l'Organizzazione, ai suoi 70 anni, allargandone la "partecipazione alle decisioni". E con un grido: "garantire a tutti casa, lavoro, terra e libertà".
E proprio ieri - quasi una risposta al Papa - l'Assemblea dell'Onu ha varato la nuova agenda sugli obiettivi di sviluppo entro il 2030: dal dimezzamento della povertà estrema al blocco della diffusione dell'Hiv-Aids, dallo sviluppo dell'educazione primaria alla riduzione della mortalità infantile, al clima. Al primo posto c'è proprio lo sradicamento della povertà e al secondo l'obiettivo Zero fame.
Accolto dal segretario generale Ban Ki-moon, presenti in aula ancora non molti capi di Stato o di governo, tra cui Angela Merkel e Michelle Bachelet, mentre i più arriveranno nei prossimi giorni, Bergoglio non esita dapprima a riconoscere i meriti dell'Onu nella sua storia (senza "l'umanità avrebbe potuti non sopravvivere"), ma mette subito sul tavolo l'imprescindibilità della riforma, al fine di "concedere a tutti i Paesi, senza eccezione, una partecipazione reale ed equa nelle decisioni". "Più equità", quindi, nel Consiglio di Sicurezza.
Così come negli Organismi finanziari: e questo anche per "limitare qualsiasi sorta di abuso o usura specialmente nei confronti dei Paesi in via di sviluppo" ed evitare "l'asfissiante sottomissione di tali Paesi a sistemi creditizi", che anzichè favorire progresso aumentano povertà e dipendenza. Il Papa, come già nella Laudato sì, lega strettamente distruzione dell'ambiente ed "esclusione economica e sociale", che definisce "una negazione totale della fraternità umana e un gravissimo attentato ai diritti umani e all'ambiente", mentre sono i più poveri a soffrirne di più, perchè "scartati dalla società" e "obbligati a vivere di scarti".
L'adozione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, approvata significativamente dall'assemblea subito dopo il discorso del Papa, e gli "accordi fondamentali ed effettivi" che Francesco auspica nella Conferenza di Parigi sul clima, devono appunto dimostrare la capacità, "fatta di passi concreti e di misure immediate" per preservare l'ambiente naturale e vincere la perdurante esclusione degli ultimi. Il Papa fa tra l'altro riferimento al "diritto all'istruzione, anche per le bambine (escluse in alcuni luoghi)": e gli sguardi si concentrano su Malala Yousafzai, presente in aula. Ma soprattutto, per Bergoglio "i governanti devono fare tutto il possibile affinchè tutti possano disporre della base minima materiale e spirituale per rendere effettiva la loro dignità e per formare e mantenere una famiglia".
Un "minimo assoluto" che comprende "casa, lavoro e terra", insieme alla "libertà dello spirito", cioè "libertà religiosa, diritto all'educazione e gli altri diritti civili".
Francesco, nell'ampio discorso in spagnolo, tocca molti alti temi, come "la naturale distinzione uomo-donna" o il rispetto assoluto della vita in tutte le su fasi e dimensioni". Fa appello a evitare ogni guerra e a far finire ogni situazione di conflitto, come quelle "in Ucraina, in Siria, in Iraq, in Libia, nel Sud-Sudan e nella regione dei Grandi Laghi". Esorta a bandire le armi atomiche, esprimendo apprezzamento per l'accordo sul nucleare in Iran e auspici per la sua "efficacia e durata". E richiama ancora la comunità internazionale a prendere a cuore la situazione dei cristiani perseguitati, non solo dall'Isis.
Ma il vero, forte invito alla pacificazione Francesco lo lancia da Ground Zero, dal Memorial dell'attentato dell'11 settembre, dove incontra i parenti dei soccorritori caduti e prega con gli esponenti delle altre religioni. La vita, dice, deve trionfare sui "profeti di distruzione". E le religioni devono essere "forze di riconciliazione, di pace e giustizia".