Bestemmie e botte ai bimbi Arrestata maestra d'asilo
Botte, offese, bestemmie, punizioni eccessive, tanto che i bambini non volevano più andare a scuola per paura di lei. È il comportamento di M.G., 52enne maestra di asilo, ritenuta responsabile di maltrattamento aggravato su bimbi fra i 3 e i 5 anni: nei suoi confronti i carabinieri della Compagnia di Pavullo nel Frignano hanno eseguito un’ordinanza cautelare di arresti domiciliari, emessa dal Gip di Modena Eleonora De Marco.
Secondo le indagini, coordinate dal Pm Marco Imperato, l’insegnante, coordinatrice di una scuola per l’infanzia, abusando delle proprie qualità e violando i doveri di equilibrio e correttezza, con condotte sistematiche e reiterate, ha maltrattato fisicamente e psicologicamente i piccoli durante l’orario scolastico. Con schiaffi, spintoni, strattonamenti.
E insulti: «sei brutta», «stordita», «li mortacci vostri», «sei pesante», «sei una pecora», «hai finito di ridere», «ti do una microfonata in faccia».
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Le indagini, partite dalla segnalazione di genitori preoccupati per lo stato d’animo dei loro figli, hanno permesso di far emergere la prova della responsabilità della donna, che spesso si è rivolta ai bambini con linguaggio volgare, a volte anche bestemmiando, li ha strattonati brutalmente, sottoponendoli a punizioni eccessive.
È emersa inoltre l’abitualità dei comportamenti tenuti dall’indagata, indistintamente nei confronti di tutti i bambini affidati alla sua cura. Un’ira che si scatenava all’improvviso, anche di fronte a situazioni normali, ad esempio quando un bambino doveva andare in bagno, oppure quando non veniva gradito il cibo.
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«Urge un nuovo patto d’intesa tra famiglia e scuola, un patto che riavvicini le parti e serve soprattutto che il ministero dell’Istruzione finalmente capisca che quello del docente è un mestiere emotivamente usurante, per cui occorre sottoporre a una periodica visita psicologica gli insegnanti». Lo propone Antonio Marziale, sociologo e presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, intervenendo sulla vicenda.
Per Marziale la proposta non deve essere letta «come una manifestazione di mancanza di fiducia verso una categoria che annovera a gran maggioranza docenti degnissimi, ma come la maniera più efficace per stanare chi non è idoneo e togliere la cancrena che si annida in troppe aule».
Il caso di oggi dimostrerebbe che «siamo ormai all’emergenza quantitativa ed è tempo che il ministero dell’Istruzione cominci seriamente a prendere in considerazione misure di prevenzione e repressione di un fenomeno intollerabile». Mandando un messaggio a chi lavora nelle scuole d’Italia, Marziale dice che «non è possibile che nessuno senta un bambino strattonato e picchiato, perché certamente si difende come meglio può, piangendo a squarciagola. Il silenzio è sempre complice».