Vallagarina / Il caso

Acqua nelle botti, assolto il contadino che aveva conferito uva diversa da quanto apparso in bolletta

Mariano Secchi, condannato in primo grado, è stato riabilitato dalla corte d’appello. «Non c’è dolo per aver ignorato quanto scritto nei documenti della cantina». Pena ridotta per l’ex presidente della Mori Colli Zugna Paolo Saiani: niente truffa ma è solamente colpevole di aver ostacolato l’esercizio delle funzioni di vigilanza

TRENTO - Vino gonfiato per guadagnare di più ma alla fine confiscato dal tribunale e venduto per aceto a 60mila euro. Non solo, la cantina Colli Zugna si è pure vista costretta a patteggiare per la frode 20.640 euro e chiudere così una dolorosa vicenda per tutto il mondo cooperativo vitivinicolo del Trentino. 

Nel maxiprocesso per il «nettare degli dei» manipolato - 93 imputati, per lo più piccoli soci conferitori - a palazzo di giustizia si sono tirate le fila ormai da un po'. Il gruppone di viticoltori finiti nei guai, infatti, è uscito con le ossa metaforicamente intatte: 80 contadini hanno scelto strade diverse per chiudere i conti ma evitando tutti il processo.

In 40 hanno infatti optato per la messa alla prova (con mansioni decise dai servizi sociali) e altrettanti hanno patteggiato pene tra 1 e 2 mesi di reclusione. Alla sbarra, dunque, sono invece finiti in 13 con sei che hanno seguito il rito abbreviato e altri sette imputati che hanno affrontato il dibattimento. Per quei guai hanno impugnato la sentenza in appello l'allora presidente Paolo Saiani e il contadino Mariano Secchi. 

E quest'ultimo, difeso dall'avvocato Stefano Trinco, è riuscito ad ottenere ragione uscendo pulito dal contenzioso. In primo grado era stato condannato a tre mesi di reclusione e duemila euro di multa. I giudici di secondo grado hanno invece riconosciuto la buona fede del coltivatore che aveva conferito una decina di tonnellate di uve alla cantina ricevendo in cambio bollette che indicavano qualità diverse da quelle annunciate. 

«Non appare configurare la sussistenza di una condotta dolosa da parte dei coltivatori di uva da vino e plausibilmente poco interessati e attenti alla documentazione cartacea che veniva loro consegnata al momento del conferimento del prodotto agricolo - scrivono in sentenza i magistrati Ettore Di Fazio, Gabriele Protomastro e Giovanni De Donato - Consegue che l'eventuale rendersi conto dell'esatto contenuto delle bollette di conferimento subito dopo averle ricevute non appare configurare un concorso nel reato ma una mera connivenza successiva al fatto e penalmente non sanzionabile».

Condanna confermata, anche se abbassata a soli nove mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena, per l'ex responsabile della Colli Zugna Paolo Saiani. La corte d'appello ha riconosciuto solo l'accusa di aver ostacolato l'esercizio delle funzioni di vigilanza della Federazione trentina della Cooperazione.

Insomma il mancato controllo pesa penalmente. Era il 24 gennaio 2018 quando è scoppiato il caso: i Nas si erano presentati alla cantina Colli Zugna mettendo sotto sequestro l'intero impianto e acquisendo - sia in azienda che nelle abitazioni di soci e dipendenti - migliaia di carte. L'accusa, alla fine, è stata pesante: frode in commercio e associazione a delinquere. Alla fine il caso è stato ridimensionato ma i protagonisti si sono battuti a lungo. N. G.